“Se gli anziani sono sopravvissuti al Coronavirus non è detto sopravvivano alla mancanza di cure”
Il Comitato Acabàura di Alghero chiede l'intervento delle istituzioni cittadine: "a nome della comunità algherese dovrebbero pretendere la riapertura di tutti i servizi sanitari del territorio, perché il carico della disabilità e della malattia cronica non gravi interamente sulle famiglie".
“Pensavamo che questa emergenza di sanità pubblica avesse ampiamente dimostrato, anche ai più scettici, come solo un sistema sanitario pubblico, universalistico, disgiunto da dinamiche di profitto, possa consentirci di superare situazioni complesse ed inaspettate come quella che ancora stiamo affrontando, in quanto l’unico capace di garantire a tutti il diritto alla vita e l’accesso alle
cure, indipendentemente dall’età, dal sesso, dalla nazionalità, dal ceto di appartenenza. Particolarmente pensavamo, dopo la disastrosa situazione in cui si è venuta a trovare la Regione Lombardia per aver investito nelle cliniche private ultraspecialistiche, sottraendo risorse alla sanità del territorio, che fosse emersa chiaramente l’importanza della rete dei servizi sanitari territoriali che, con la
loro distribuzione capillare, svolgono una funzione sentinella, capaci di intercettare precocemente e trattenere sul territorio tutti quei pazienti che possono essere trattati a domicilio.
Con grande disappunto dobbiamo constatare che, evidentemente, l’ATS Sardegna non ha tratto alcun insegnamento da quanto accaduto visto che l’attività specialistica ambulatoriale e tutti i servizi amministrativi del Distretto di Alghero risultano, a tutt’oggi, sospesi, rendendo impossibile l’accesso alle visite programmate, di controllo o finalizzate alla prevenzione, e questo nonostante il periodo di confinamento sia finito da tempo e siano riprese tutte le attività, persino quelle non essenziali”. Queste le parole dei rappresentanti del Comitato Acabàura di Alghero.
“Questa paradossale situazione – spiegano dal Comitato – costringe gli ammalati, e pensiamo ai cardiopatici, agli oncologici, ai diabetici solo per fare qualche esempio, ad uno stato di abbandono e lascia i medici di famiglia soli a fronteggiare situazioni molto delicate, sulle quali non hanno competenze specifiche, avendo come unico riferimento il P.S. dell’ospedale e il servizio emergenziale del 118. Gli operatori del CUP, contattati per riprogrammare le visite rinviate o per prenotarne di nuove, non sono in grado di dare risposte sui tempi di riapertura degli ambulatori, rinviando l’utenza di settimana in settimana, dando prova del disinteresse che regna nei piani alti dell’ATS dove dirigenti, pagati lautamente con soldi pubblici, siedono tranquilli dietro le proprie scrivanie o si apprestano alle vacanze estive, senza preoccuparsi del disagio a cui costringono la comunità algherese e quella del circondario. E mentre via Degli Orti continua ad essere blindata con, all’interno, operatori che non sono in grado di spiegare la mancata ripresa dell’attività perché, essi stessi, rimasti privi di indicazioni sui nuovi percorsi da mettere in atto, riprende a pieno regime l’attività delle strutture convenzionate, con tutte le precauzione necessarie per mettere in sicurezza sia gli operatori che l’utenza”.
“Non vorremmo che la pandemia fosse il pretesto per continuare a far sparire i servizi sanitari dal territorio, con un’opera di depotenziamento del pubblico a favore del privato convenzionato, esattamente il contrario di quanto si dovrebbe fare. Non si può parlare di salvaguardia della salute se non vengono garantite tutte quelle attività assistenziali che, sebbene non rivestano il carattere dell’emergenza, risultano comunque essenziali per garantire adeguati percorsi diagnostico-terapeutici e una buona qualità di vita. Ci spiace constatare anche l’indifferenza delle istituzioni cittadine, quelle, con in testa il Sindaco, che a nome della comunità algherese dovrebbero pretendere la riapertura di tutti i servizi sanitari del territorio, perché il carico della disabilità e della malattia cronica non gravi interamente sulle famiglie”.
“Trattare con superficialità la cura delle fasce più fragili della popolazione concretizzerebbe il fallimento dell’intera collettività e dei suoi rappresentanti con in prima fila il Sindaco stesso, tenuto conto che l’attenzione alle problematiche sociali e sanitarie dovrebbe costituire priorità per ciascun buon amministratore. Non è concepibile che la ripresa sia rinviata a data da destinarsi, che ad oggi non vi sia alcuna programmazione di riavvio. Più tardi si riprenderà e più difficile sarà soddisfare le numerose richieste accumulatesi in questi mesi. Durante il periodo dell’emergenza si era parlato di una riapertura con attività straordinaria, visite anche la domenica, ma altro che domenica, qui non si lavora neppure dal lunedì al venerdì. Chiediamo che il Sindaco si faccia portavoce autorevole di questa situazione perché se gli anziani sono sopravvissuti al coronavirus non è detto sopravvivano alla mancanza di cure” – concludono dal Comitato.