“Processate Salvini”
L'opinione di Vittorio Guillot
Salvini andrà a processo per sequestro di persona per aver impedito lo sbarco dei migranti dalla nave Open Arms. Così ha deciso il Parlamento. Male, molto male. Male non perché un ministro finisca sotto processo. Personalmente, anzi vorrei che tutti i politicanti che, con le loro malefatte, infettano l’aria italiana più del coronavirus, finiscano sotto processo, in galera e scompaiano per sempre dalla vita pubblica. Male, malissimo, però, per l’uso politico che si fa della ‘giustizia’. Male malissimo perché i nostri parlamentari, nel concedere quella autorizzazione a procedere, sapevano benissimo che, anche se, come sono certo, Salvini, alla fine, venisse assolto, il solo fatto di subire un processo, e magari più di uno, dato il triplice grado di giudizio a cui verosimilmente sarà sottoposto, gli arrecherà tante spese, problemi e difficoltà che ne limiteranno la la più libera azione politica. E’ assurdo che la ‘autorizzazione a procedere’ non sia usata per garantire la libertà di espressione di un parlamentare ma per limitarla.
Purtroppo questa maggioranza ha anche perso una ottima occasione per mostrare di voler scongiurare l’affermarsi di un regime autoritario grazie alla interferenza tra politica e magistratura emersa col ‘caso Palamara’. E ciò non è mai un bene per la democrazia. Per fare queste affermazioni non occorre essere leghisti, ed io non lo sono. Addirittura mi indigna il fatto che la Lega sia stata autorizzata a restituire in un tempo infinitamente lungo i 40 milioni che si fregò. E’ sufficiente amare la libertà e non affermarla ad ogni piè sospinto retoricamente ed ipocritamente ed usare, poi, i poteri costituzionali per limitare la libertà altrui. Male, malissimo, perché i parlamentari che oggi hanno messo Salvini nelle mani dei giudici, non hanno affatto tenuto conto delle terribili verità venute fuori dalle intercettazioni dei colloqui tra Palamara ed altri magistrati. Eppure Auriemma, alto magistrato, affermava senza alcuna titubanza: ”Indagato per non aver permesso l’ingresso a soggetti invasori. Siamo indifendibili. Indifendibili” ed aggiungeva con altrettanta sicurezza: ”Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento” La risposta di Palamara arriva quasi subito: ”Hai ragione. Ma adesso bisogna attaccarlo”.
Male malissimo, perché quando Salvini bloccò lo sbarco di quei migranti, non era un marziano sbarcato da un UFO, ma il ministro degli interni di un governo della Repubblica Italiana. Un governo che si reggeva su una certa maggioranza parlamentare e che aveva un suo presidente. Un presidente che aveva il preciso dovere di coordinare e controllare il comportamento e la azione dei suoi ministri. Un presidente che, tra l’altro, era un avvocato, un giurista e professore universitario di diritto che, perciò, più di altri venditori di noccioline che sedevano accanto a lui, avrebbe dovuto accorgersi del reato di sequestro di persona pubblicamente commesso dal suo ministro degli interni. Un presidente del consiglio ed una maggioranza che, in compagnia del ministro dei trasporti, a cui solo spettava interdire l’ingresso di una nave in porto, in quella occasione tacque.
Tacque, e tacquero tutti i signori della maggioranza, mi riferisco agli ineffabili M5S, che però, non potevano ‘non vedere, non sentire e non parlare’, come le tre scimmiette, perché sarebbero dovuti intervenire, nell’esercizio delle loro funzioni, per impedire che il ministro degli interni portasse a compimento il suo crimine. Non avendolo affatto sconfessato, fanno sorgere il sospetto di connivenza e complicità con quel “criminale”. Il fatto che questi nostri parlamentari e governanti si siano accorti a ‘scoppio ritardato’ del ‘delinquenziale’ comportamento di Salvini mi fa pensare, nella migliore ipotesi, che siamo governati da una massa di inetti. Nella peggiore, che il gioco politico è fatto solo di squalificante ed indecente faziosità perché nelle loro decisioni non c’è affatto una indagine sul ‘merito’ delle richieste a procedere ed una ricerca di autentica Giustizia ma solo uno schifoso interesse di parte. Povera Italia!