Plasma iperimmune per salvare i malati Covid-19. Quando in Sardegna?
Il gruppo consiliare dei Riformatori Sardi ha presentato un'interrogazione al Presidente Christian Solinas e all’Assessore alla Sanità Mario Nieddu.
“Il plasma iperimmune può servire, in emergenza, per trattare i malati Covid-19. Questa terapia si fonda su un principio semplice: nel sangue delle persone guarite sono presenti degli anticorpi che, se prelevati e successivamente iniettati nei pazienti malati, potrebbero aiutare a superare il Covid-19”. Lo dichiara in una nota il coordinatore regionale dei Riformatori sardi Aldo Salaris che insieme al gruppo consiliare dei Riformatori Sardi ha presentato un’interrogazione al Presidente Christian Solinas e all’Assessore alla Sanità Mario Nieddu.
“Al momento il plasma – prosegue Salaris – è usato in alcuni ospedali italiani e al Carlo Poma di Mantova il direttore del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale Massimo Franchini assicura che le guarigioni, su 150 pazienti trattati, superano il 90%. Oltre oceano, negli Stati Uniti d’America, la terapia è una realtà conclamata. In Sardegna alcuni centri trasfusionali hanno da subito mostrato interesse per la partecipazione ad un eventuale programma di sperimentazione e sarebbero in grado, con pochissimi accorgimenti, di procedere alla raccolta del plasma iperimmune da inviare poi in tutta l’Isola”.
“Oggi è di primaria importanza dare supporto alle strutture mediche dell’Isola, considerata la gravissima emergenza sanitaria che ha colpito pesantemente il sistema sanitario regionale. I numeri salgono giorno dopo giorno e si sfiorano, al momento, i 20.000 pazienti attualmente positivi. Come gruppo dei Riformatori Sardi in consiglio regionale chiediamo al Presidente e all’Assessore alla Sanità se abbiano valutato la possibilità di far partire un progetto che possa favorire le strutture sanitarie al prelievo di plasma iperimmune da destinare a chi ne abbia necessità. Si arriverebbe, come documentato in altre regioni italiane, ad una minore mortalità e minore durata del ricovero dei pazienti affetti da Covid-19” – conclude.
24 Novembre 2020