“Riusciranno i nostri eroi a gestire i 209 miliardi del Recovery Fund?”

L'opinione di Vittorio Guillot

Probabilmente l’Italia otterrà dall’ U.E. 209 miliardi di Euro per far fronte alla crisi sorta in seguito al coronavirus. Dato che non è materia di mia competenza, non voglio certo fare osservazioni di carattere strettamente tecnico- economico e finanziario su come si dovrebbero investire quei soldi. Piuttosto, da comune cittadino, posso esprimere dei pareri di carattere politico e generale. Certo mi preoccupano i litigi che affiorano su questa faccenda tra i partiti di governo. Litigi che rischiano di far cadere questo Esecutivo e mettono in evidenza la mancanza di un indirizzo unitario e condiviso persino per la gestione di quell’importantissimo finanziamento.  Per evitare questo pericoloso ping-pong e i pasticciati compromessi che ne potrebbero derivare, sarebbe utile un sistema costituzionale in cui il ‘premier’, eletto dal popolo, non fosse continuamente ostaggio di maggioranze ricattate persino da minuscoli partinini.

Penso, inoltre, che per attuare i piani di riconversione economica sia necessario un ente simile all’ I.R.I delle origini, quello che, prima di diventare una mangiatoia per la partitocrazia, svolse un ruolo fondamentale per tirar fuori l’Italia dalla crisi del ’29 e per la ricostruzione post bellica. Credo, cioè, in un modello in cui lo stato intervenga come protagonista per difendere l’interesse pubblico. Spero che questa mia affermazione non dia l’impressione che io sia un comunista. Non lo sono affatto perché credo nella libertà delle persone, nel rispetto della proprietà privata dei beni produttivi, purché esercitata secondo una funzione sociale, nella valorizzazione delle competenze e nella premiazione dei meriti.  Addirittura ritengo che lo stato, nel progettare lo sviluppo economico, debba incoraggiare l’iniziativa individuale in modo che l’interesse degli imprenditori si integri con quello generale. Sono anti comunista anche perché  rispetto le diversità tra i popoli al punto che credo che quanto scrivo sia valido per l’Italia ma non per popoli di diversa cultura.

Certo, i soldi che dovrebbero venire dalla U.E., oltre che per contrastare la crisi con la creazione di posti di lavoro tramite utili lavori pubblici, dovrebbero essere investiti per salvare le imprese in gravi difficoltà. Infatti un Paese non è vigoroso né civile se le imprese non producono e se vi sono masse disoccupate, sfruttate e malpagate.  Questa situazione si può facilmente verificare se le aziende fossero orientate solo dalla ricerca del profitto dei capitalisti, veri dominatori del mercato. Costoro, approfittando della loro posizione di forza, potrebbero ridurre la produzione, gli investimenti e le innovazioni e, così, imporre prezzi esosi che danneggerebbero i cittadini più poveri. Potrebbero persino peggiorare le condizioni dei dipendenti. Personalmente sono convinto che, per contrastare questo andazzo, la salute di una azienda sarebbe meglio tutelata se i lavoratori partecipassero alla sua gestione ed ai suoi utili.  In un simile contesto i sindacati svolgerebbero un ruolo fondamentale.

Sono pure convinto che la ‘buona salute’ di quella azienda favorirebbe gli investimenti di capitali privati e restituirebbe al ‘mercato’ la sua naturale funzione sociale. Mi sembra anche ovvio che i pubblici finanziamenti non devono rispondere a pratiche clientelari od a logiche assistenziali, come il reddito di cittadinanza. Tanto meno devono essere impiegati per far ricadere sulla collettività il peso dei fallimenti e per privatizzare le rendite, i profitti ed i dividendi degli azionisti. Devono, piuttosto, orientare lo sviluppo economico verso l’interesse sociale anche quando aiutano le aziende private. In questa ottica i ‘salvataggi’ di quelle aziende devono essere condizionati dall’ impegno ad effettuare investimenti ritenuti produttivi, a non ‘delocalizzare gli impianti in altri Paesi, a non pagare stipendi da nababbi ai dirigenti, in particolare a quelli incapaci, ad attenersi alle disposizioni riguardanti la sicurezza del lavoro e la difesa dell’ambiente, a sviluppare la ricerca. Insomma, credo che, se si utilizzano i denari pubblici ci si debba adeguare alle finalità pubbliche per cui essi sono erogati.

Per evitare che la gestione del Recovery Fund diventi un affare per le lobbies ammanigliate alla partitocrazia, occorrerebbe che in essa sia direttamente e responsabilmente coinvolto il Paese Reale. Con questo termine intendo l’insieme della imprenditoria e del lavoro, ossia le Categorie sociali in cui si articola il mondo della produzione. Perciò a quelle Categorie dovrebbe essere riconosciuta una personalità giuridica pubblica. Nello stesso tempo, perché si producano effetti positivi su tutto il territorio italiano, occorrerebbe che, nel quadro di una programmazione nazionale, siano ‘responsabilizzate’ anche le amministrazioni locali. A questo punto mi rendo conto di aver scritto un racconto forse bello ma fantastico. Infatti non credo che ci sia alcun movimento, né di destra né di sinistra, disposto a realizzare questo mio sogno. Ciò malgrado, mi farebbe piacere che i miei pochi lettori giudicassero se quanto propongo sia fuori dalla realtà o se, invece, contenga degli spunti validi perché gli ‘uomini di buona volontà’ possano costruire una Italia migliore

Vittorio Guillot, 2 Gennaio 2021