“Sardegna, serve una nuova politica per il turismo”
L'opinione di Stefano Lubrano
Il comparto turistico sardo si accinge ad affrontare, per il secondo anno consecutivo, una stagione influenzata, in tutti i sensi, dal covid-19 e sue varianti. A tutti i livelli e ordine di grandezza, le imprese turistiche sono chiamate, anche per questa stagione, a organizzarsi per attrarre clienti e accoglierli nel migliore dei modi, forti dell’esperienza dello scorso anno, per garantire ai propri ospiti il miglior servizio per un soggiorno lieto, in totale serenità e sicurezza. In tutto questo, le imprese turistiche potranno contare, anche quest'anno, sempre su una cosa sola: sé stesse.
In altre occasioni ho espresso l’idea che la situazione causata dalla pandemia mondiale potesse essere, paradossalmente, la migliore delle occasioni per progettare e attuare delle azioni di comunicazione che consentissero alla Sardegna di posizionarsi sul mercato come riferimento per i prossimi anni con un nuovo messaggio per una diversa concezione dell’esperienza di viaggio da far vivere, fin dalle fasi di decisione, a chi desidera davvero cogliere l’essenza di un sogno per dimenticare quanto vissuto in un periodo così buio come quello del Covid, per ripeterlo poi negli anni, un territorio alla volta, una località alla volta.
L’essenza del marketing è avviare una relazione con un cliente e mantenerla il più a lungo possibile nel tempo e questo la Sardegna lo può fare, consentendo a una stessa persona l’opportunità di scoprire nuovi angoli, nuovi sapori, nuovi paesaggi, anche più volte all’anno, per tanti anni a seguire. Una politica di turismo innovativo, prima che l’avvio di campagne di social media marketing, prima di definire ordinarie azioni di marketing, dovrebbe stabilire dove la Sardegna vorrà essere, dal punto di vista dell’offerta territoriale da qui a vent’anni. Le persone, i racconti, i cibi, i paesaggi, le motivazioni al viaggio, dovrebbero essere questi i protagonisti di un “piano di marketing emozionale” più che di un classico piano di comunicazione, ponendo invece sullo sfondo, le strutture ricettive, gli itinerari, i servizi, le attività che si possono fare in giro per la Sardegna.
Nel corso del primo, durissimo, periodo di chiusura da marzo a giugno 2020 abbiamo tutti avuto piena consapevolezza che ogni cosa detta in Sardegna immediatamente si propaga ovunque nel
Paese, generando oggettivamente più criticità che benefici. Quell’attenzione verso la nostra isola non è cambiata, è sempre viva non solo nelle persone ma anche nei governi delle altre Regioni quasi a voler cogliere un indirizzo, una linea, una strategia che certamente possono già implementare, fra tutte l’Alto Adige, ma che solo la Sardegna può, oggettivamente, declinare in una infinità di contenuti.
La comunicazione la si può certo fare con una bella foto, con una bella didascalia, con un bel filmato, ma la si può anche fare raccontando come una Regione, un popolo, affronta le difficoltà senza piangersi addosso e anzi facendosi forte di esperienze e di organizzazioni che possono essere messi a disposizione di chi vorrà venire a visitarci la prossima estate. Non è un caso che nelle circa 2.500 attività ricettive che hanno deciso di aprire nel 2020, meno del 50% del totale delle imprese ricettive sarde, si siano registrati casi di contagio solo in 5 strutture; un formidabile risultato che la politica regionale non è riuscita a valorizzare per contrastare la pesante campagna diffamatoria nazionale per i contagi avvenuti nelle discoteche da Ferragosto in poi.
Oggi le imprese, non possono programmare, devono seguire un po’ l’esempio di Bjorn Borg che giocava non una partita di 5 set, ma una partita giocata un punto alla volta, per andare avanti, per sopravvivere. E’ dovere invece di chi ha ruoli di governo regionale porsi il problema della creazione di valore per l’economia sarda, e quindi per la sua popolazione, non immaginando nuovi faraonici resort ma avviando una politica di lungo termine dove la motivazione è la Sardegna e il dove alloggiare ne è una diretta e immediata conseguenza.