“Il Filo di Arianna” con Caterina Murino inaugura l’estate del Cedac
L'artista cagliaritana, francese di adozione, è la protagonista, insieme all'attore e regista algherese Stefano Artissunch della pièce in scena stasera al Quarter
Caterina Murino inaugura con “Il Filo di Arianna – Cronaca di Donne Annunciate” la Stagione di Prosa Musica Danza e Teatro Circo dell’Estate 2021 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna: l’artista cagliaritana, francese di adozione, è la protagonista, insieme all’attore e regista algherese Stefano Artissunch della pièce che indaga l’universo femminile tra attualità e mito, in scena oggi (giovedì 8 luglio) ore 21 a Lo Quarter di Alghero, domani, venerdì 9 luglio alle 21 all’Anfiteatro Mario Ceroli di Porto Rotondo a Olbia, sabato 10 luglio alle 21 all’Anfi/Teatro Comunale di San Gavino Monreale e infine domenica 11 luglio alle 19 alle ex Caserme Mura di Macomer per un poetico, affascinante inno alla libertà.
Viaggio tra attualità e mito con “Il Filo di Arianna – Cronaca di Donne Annunciate” con Caterina Murino, diva di fama internazionale, attrice di cinema e teatro e icona della bellezza dell’Isola e l’attore e regista algherese Stefano Artissunch, che firma il raffinato allestimento dello spettacolo, realizzato con il patrocinio del Telefono Rosa, in cartellone oggi a Lo Quarter di Alghero, sotto le insegne della Stagione di Prosa Musica Danza e Teatro Circo dell’Estate 2021 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Una pièce originale in forma di radiodramma per affrontare il tema delicato e complesso della condizione femminile e del ruolo delle donne nella società sulle soglie del Terzo Millennio attraverso le voci di dee e regine, eroine in nero – da Medea a Fedra ed Elena – accanto alla “rivoluzionaria” Lisistrata, paladina della pace nell’omonima commedia di Aristofane.
Figure ambivalenti: Medea, principessa della Colchide, sposa di Giasone e assassina dei figli per vendetta, tra orgoglio e disperazione (seppure la moderna rilettura di Christa Wolf ci consegni un’immagine ben diversa della “maga”, straniera in terra straniera, indagatrice di segreti sepolti) mentre Fedra, figlia di Pasifae e Minosse e sorella del Minotauro, è incarnazione dell’amor fou: invaghitasi del figliastro Ippolito, nato da Teseo e da un’amazzone e consacratosi alla dea Artemide, votato alla castità e ai riti della caccia, da lui respinta si uccise lasciando un biglietto in cui accusava il giovane di averla violentata, scatenando le ire del re e provocando (indirettamente) la morte di un innocente.
Elena – la più belle fra le donne – è la causa (o forse il pretesto “romantico”) della guerra di Troia: la sua fuga d’amore con Paride, per volere di Afrodite, induce gli Achei a organizzare una spedizione militare contro la potente e ricca città dell’Asia Minore, che verrà cinta d’assedio e resisterà per dieci lunghi anni finché grazie all’inganno del cavallo di legno i nemici non riusciranno a introdursi oltre le mura e compiranno una orrenda strage, uccidendo uomini e donne, vecchi e bambini e deportando i superstiti come schiavi in Grecia.
Creature del mito – cantate dagli aedi e dai poeti, come il leggendario Omero e divenute protagoniste di celebri tragedie, nelle infinite variazioni sul tema proposte da antichi e moderni, ma anche archetipi dell’immaginario contemporaneo – dalla follia della madre assassina, in un gesto (quasi) inspiegabile di (auto)distruzione che trova riscontri nelle cronache recenti, alla femme fatale, seduttrice e trasgressiva all’innamorata respinta che decide di “punire” il reo (nella versione capovolta del femminicidio, quella catena di orribili delitti ad opera di mariti e compagni, padri e fratelli che colpisce le donne a tutte le latitudini, vittime dell’oscuro retaggio della cultura patriarcale).
“Il Filo di Arianna” riparte da quel prezioso strumento offerto dalla principessa cretese (figlia di Minosse e sorella di Fedra) al principe ateniese Teseo, vincitore del Minotauro, per fuggire dal labirinto progettato dal geniale architetto Dedalo per imprigionare il “mostro”: Arianna è il simbolo dell’intelligenza e dell’intuito femminile, della capacità di risolvere questioni complesse e di «trovare soluzioni ai problemi più intricati». Un’indagine dell’universo femminile, tra le molteplici sfaccettature e le contraddizioni insite nell’animo umano, per portare alla luce la fragilità e la forza delle donne, il desiderio di emancipazione, l’impegno e le aspirazioni, le battaglie per la parità e i tentativi di infrangere quel “soffitto di cristallo” che riduce drasticamente le possibilità di carriera, soprattutto nei ruoli apicali, i successi individuali e le conquiste collettive nella progressiva evoluzione della società.
E pure gli effetti collaterali di quella civiltà patriarcale ormai in parte superata, la cui eredità è però ancora chiaramente riconoscibile nel modo di agire e di pensare di donne e uomini, perfino tra le giovani generazioni: «Il mostro chiuso nel labirinto è un mostro che oggi più che mai vive intorno a noi, impresso nella nostra educazione. In questo viaggio letterario tante coscienze femminili abitano la paura, una paura spesso rivelata in varie forme» si legge nelle note. «Ma la donna è solo vittima o è anche colpevole della sua situazione? E’ questa la domanda che il testo si pone, e la denuncia insita nello stesso, è il tentativo di riprendersi ciò di cui la donna è stata sempre privata… la sua libertà».