“I dipendenti del Palazzo possono contare anche su un monte ore, determinato dagli straordinari (non retribuiti per contratto), che può essere sfruttato anche per giornate intere di relax a casa”, scrive ancora L’Espresso. Conti alla mano, grazie ai meccanismi di anzianità, c’è chi si ritrova con 50 giorni di ferie e 100 ore da recuperare (cioè, altri 12 giorni a casa) e i mille euro delle festività soppresse. Privilegi finiti? Neanche per sogno. Come se non bastasse, il “Pacchetto Palazzo” – come lo definisce la Quilici – prevede che si possa andare in pensione prima, in virtù del calcolo dei giorni di ferie non goduti (talvolta anche 6-8 mesi prima). Peraltro, secondo quanto scrive sempre L’Espresso, l’Ufficio di Presidenza della Camera (organo politico presieduto dal presidente della Camera) avrebbe provato a obbligare i dipendenti a consumare le festività soppresse, ma l’iniziativa si è rivelata fallimentare a causa dell’accumulo degli stessi giorni accumulati dall’anno precedente. Ora adesso l’Amministrazione sta cercando di approvare un’ulteriore proroga per ritardare il pagamento delle festività, ricorrendo a cavilli interpretativi. L’obiettivo è risparmiare un milione e mezzo di euro, ma soltanto fino al marzo 2014.
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