“Presidenzialismo si, presidenzialismo no”
L'opinione di Vittorio Guillot
Si discute sulla possibilità di modificare la Costituzione in modo da cambiare la nostra Repubblica da ‘Parlamentare’ in ‘Presidenziale’. In quest’ultimo tipo di repubblica , il capo dello Stato /governo verrebbe direttamente eletto dal popolo. Spero che contro questa proposta non vi sia una levata di scudi dettata da pregiudizi ma che essa sia esaminata con serenità, a prescindere da chi la proponga . In particolare credo necessario che si valuti se essa costituisca una opportunità per restituire al popolo quella piena sovranità che la partitocrazia ha fortemente limitato e per dare al Governo la stabilità indispensabile per portare avanti quelle iniziative politiche per cui verrebbe votato dai cittadini . Non dimentichiamo, tra l’altro, che l’attuale sistema espone il governo ai continui ricatti dei partiti, anche minuscoli, che lo sostengono e ne condizionano fortemente l’azione. Politologi illustri e meno illustri hanno constatato che in tal modo i capi di quei partitelli acquistano un potere ben superiore a quello che gli hanno conferito gli elettori.. Comunque, anche se non c’è niente di scandaloso che la Costituzione sia modificata, sono comprensibili i timori di chi teme un salto nel buio ed il pericolo del sorgere di un sistema autoritario.
D’altra parte già in altre occasione si sono effettuate riforme costituzionali senza che fosse sollevata alcuna preoccupazione. L’ultima volta è successo quando è stato ridotto il numero dei parlamentari e , in precedenza, quando fu riformato l’intero Titolo 5. Nessuno ebbe niente da obiettare neanche quando Renzi propose delle modifiche molto più radicali. Certamente tali modifiche devono essere attuate nel modo previsto dalla stessa Costituzione e, quindi, nel pieno rispetto della legalità . Quanto al paventato pericolo di ‘autoritarismo’ che sarebbe insito nel ‘presidenzialismo’ , non pare che esso potrebbe essere neutralizzato se si mantenesse un perfetto bilanciamento tra i pubblici poteri, evitando che essi finiscano in mano ad una sola persona o ad un solo partito? In Francia, dove il presidenzialismo è in vigore da 64 anni, non si è mai corso questo pericolo . Tra l’altro in Francia il capo dello Stato/Governo resta sempre sotto il controllo del Parlamento che, a maggioranza assoluta, può persino censurarlo e obbligarlo a dimettersi. Purtroppo qualche pericolo di interferenze tra potere giudiziario e potere politico è stato verificato , invece, proprio in seno al sistema ‘parlamentare ‘ italiano, data la composizione del Consiglio Superiore della Magistratura. Non vi sembra, in altre parole, che , anziché essere preventivamente a favore o contro una certa proposta di riforma, sia molto meglio esaminarla con attenzione , lasciando da parte ogni preconcetta faziosità ? Si dice, infatti , che la politica debba essere mossa da particolari intuizioni e visioni della società e dal l’intenzione di risolverne i problemi .
Ciò è ritenuto vero anche se si aggiunge che occorra valutare con quali mezzi ed in che modo quegli ideali debbano essere concretamente attuati. D’altro canto, se solo il ‘parlamentarismo’ fosse una garanzia contro l’autoritarismo, come si spiega l’avvento di Orban nella repubblica parlamentare ungherese o quello di Mussolini nel sistema parlamentare italiano di 100 anni fa? Qualcuno mette anche in evidenza il fatto che sulla politica pesino molto i quattrini di chi finanza le campagne elettorali Questo sarebbe uno dei più gravi limiti del sistema ‘presidenziale’ americano e, un po’ meno, di quello francese. Anche il nostro sistema ‘parlamentare’, però, ne sarebbe ammalato, tanto è vero che la faccenda emerse platealmente al tempo della famosa ‘tangentopoli’ ma non sembra che sia stata mai risolta. C’è chi pensa che il problema potrebbe essere superato o, per lo meno, attenuato fortemente, se tutti i cittadini potessero indicare addirittura i candidati alle cariche politiche. Alcuni studiosi propongono che tali candidature avvengano, tramite elezioni ‘primarie’ , in seno alle ‘categorie sociali’ di cui ciascuno fa parte in quanto lavoratore od imprenditore e, comunque, ‘produttore’. In tal modo, non escludendo affatto la rappresentanza dei partiti politici, fondamentale per una autentica democrazia, si verificherebbe un collegamento organico molto profondo con le esigenze del ‘Paese reale’. La forma di democrazia che ne uscirebbe sarebbe più partecipativa di quella attuale. Si aggiunge che le stesse categorie sociali, e non interessati oligarchi, potrebbero finanziare le campagne elettorali e, magari , chiedere agli eletti di concorrere alle spese sostenute. Così si potrebbe anche superare il tanto lamentato ‘Bicameralismo Perfetto’.
Qualcuno ha scritto che , in tal modo, il Parlamento sarebbe generalmente considerato come una Istituzione centrale per gli interessi del popolo e ciò favorirebbe la partecipazione popolare alla vita politica e la riduzione dell’astensionismo. Lascio ai lettori la valutazione di queste tesi . Ovviamente quelle categorie non avrebbero niente a che fare con quei movimenti che strombazzano di servire il popolo ma dei quali il suddetto popolo ha mostrato che non sa che farsene. Infatti spesso li considera dei ristretti clan di parassiti che approfittano dei suoi problemi per soddisfare boriose smanie ideologiche o per avere redditizie sistemazioni. Comunque c’è anche chi ritiene che la pretesa ‘massimalista’ di attuare una così profonda modifica della Costituzione non potrebbe godere della necessaria ‘condivisione bipartisan’ . Quindi anche un simile tentativo di riforma condurrebbe ad altro un fallimento. Perciò sarebbe già un buon risultato se si giungesse ad un meno pretenzioso ‘presidenzialismo ‘.Lascio ai lettori la valutazione di queste tesi e mi farebbe piace conoscere le loro opinioni .