“Chiusura pesca per sei mesi, AMP insensibile alle esigenze della nostra categoria”
Riportiamo lo sfogo dei pescatori professionisti del Comitato Piccola Pesca, in merito alla chiusura per sei mesi delle attività di pesca nell'area marina (zona C) di Porto Conte.
“Fin dal mese di Gennaio 2022, noi pescatori professionisti della piccola pesca che operiamo nell’area AMP zona C, durante i vari incontri con i responsabili dell’area, abbiamo espresso il nostro disappunto riguardo la chiusura di sei lunghi mesi dal primo Settembre al primo Marzo 2023 della zona C Portoconte. Da parte della direzione AMP, inoltre, riguardo la data di chiusura dell’area, non abbiamo mai ricevuto risposte precise. La nostra insistenza nel richiedere e conoscere comunicazioni certe è dettata dal fatto che il materiale e gli attrezzi da pesca devono essere acquistati per tempo. In secondo luogo, ci vuole il tempo necessario per poterlo assemblare in base alla morfologia dei fondali, la profondità, le correnti delle marine in cui si lavora. Inoltre, considerati i continui rincari delle materie prime diventa sempre più gravoso e difficile l’acquisto del materiale da lavoro”. Inizia così lo sfogo dei pescatori del Comitato Piccola Pesca, in merito alla chiusura per sei mesi delle attività di pesca nell’Area Marina Protetta (zona C) di Porto Conte.
“Dal lavoro in mare noi professionisti ricaviamo l’unico sostentamento alle nostre famiglie, e abbiamo sicuramente grande attenzione e rispetto dell’ambiente marino, affinché l’equilibrio naturale sia salvaguardato. E’ per questo che lavoriamo responsabilmente con reti di maglia molto chiara (6/7/8) che di certo non pescano minutaglia о larve о degradano l’eco sistema. L’AMP giustifica la chiusura dell’area C del golfo di Porto Conte dichiarando la carenza di prodotto e il rischio d’estinzione di varie specie, come il polpo. Per prevenire questa “catastrofe” chiude la pesca per un numero esiguo di barche che da decenni lavorano in loco e concede permessi a circa quattrocento barche da diporto, invitando i diportisti (persone sicuramente con fonti di guadagno da altro lavoro e non dalla pesca) a non fare i “monelli”, a pescare fin da subito con moderazione. Lasciamo agli altri le conclusioni”.
“L’impatto negativo sulle praterie di posidonia, per l’esperienza dei nostri padri e nostra, non è certamente dovuto ai nostri attrezzi da pesca ( 100 nasse e 2500m di rete). Riteniamo verosimile che le cause siano da ricercare nei cambiamenti climatici, nelle alte temperature delle acque nella acidificazione delle stesse. A ciò si aggiunge l’eccessivo traffico incontrollato di un gran numero di imbarcazioni di ogni tipo e dimensione, che con le loro ancore solcano i fondali, soprattutto nelle parti più a ridosso, causando gravi danni e forte preoccupazione a noi che quell’ecosistema lo
abbiamo sempre tenuto in equilibrio. Riteniamo fortemente dannosa e iniqua la decisione dell’AMP di non adottare lo stesso provvedimento di chiusura dell’area sia per la pesca professionale che per i pescatori sportivi”.
“La direzione dell’AMP con questa decisione unilaterale non condivisa con chi da sempre lavora in mare si dimostra insensibile alle esigenze familiari economiche della categoria. La direzione dell’AMP, nell’incontro con l’assessore regionale Murgia, ha demandato l’incarico di portare alla attenzione dei competenti uffici regionali la misura, da inserire nella prossima manovra “OMNIBUS”,
finalizzata alla compensazione dei minori redditi per i pescatori professionisti in seguito al divieto all’esercizio della pesca nelle aree marine protette. Vorremmo da parte della direzione AMP una sola risposta: per quanto tempo ancora le nostre famiglie potranno vivere di promesse di aiuti ? Noi pescatori professionisti chiediamo soltanto di poter lavorare nel osservanza e nel rispetto delle regole ministeriali (100 nasse 2500m rete), il che non comporta nessun rischio di estinzione per le specie autoctone” – concludono dal Comitato Piccola Pesca.