Problema fauna selvatica, i Comitati si appellano al Parco
"Un tentativo serio di eradicazione abbatterà considerevolmente il numero dei cinghiali che certo, non saranno mai azzerati ma saranno senz'altro diminuiti sensibilmente"
I Comitati di borgata di Maristella, Sa Segada – Tanca Farrà, Santa Maria La Palma, Guardia Grande – Corea e Fertilia – Arenosu hanno inviato una lettera aperta rivolta a tutti gli Enti preposti a governare la problematica del contenimento della fauna selvatica.
“Parliamo del piano quinquiennale di contenimento dei cinghiali in via di predisposizione per il Parco Naturale Regionale di Porto Conte. A nostro parere dovrebbe prendere come titolo: “Piano di eradicazione del cinghiale”, facendo riferimento nel documento in modo chiaro e inequivocabile alla parola eradicazione, infatti bisognerebbe entrare quanto prima in quell’ottica che, entro pochi anni sarà una necessità per la Sardegna intera. Le azioni dovrebbero avere quello come obiettivo principe” sostengono.
“Un tentativo serio di eradicazione abbatterà considerevolmente il numero dei cinghiali che certo, non saranno mai azzerati ma saranno senz’altro diminuiti sensibilmente. Nel frattempo il Parco dovrebbe stipulare un’assicurazione che vada a coprire qualsiasi danno ai terreni circostanti con pagamento degli indennizzi entro 30 giorni lavorativi dalla presentazione della domanda da parte dei proprietari. Ora c’è un’assicurazione regionale che copre solo certi tipi di danno”.
“Il Parco di Porto Conte dovrebbe altresì muoversi nella direzione di recintare il suo perimetro, in autonomia previa autorizzazione oppure tramite un bando che preveda contributi del 100% ai proprietari dei terreni interessati. In ultima istanza, il Parco dovrebbe dotare gratuitamente di validi dissuasori, come ad esempio le recinzioni elettrificate, i proprietari dei terreni circostanti che ne fanno richiesta” proseguono i rappresentanti dei comitati.
“Se è bello e a pagamento per i turisti visitare il Parco di Porto Conte per “ammirare” daini e cinghiali, a rimetterci gravemente, economicamente e in termini di sicurezza, sono gli imprenditori agricoli e non solo del territorio, costretti a spendere grandi somme per approntare alte e sofisticate recinzioni che prevedono quotidiane manutenzioni. Ci pare giusto che una quota degli introiti del Parco vada quindi a riproteggere e indennizzare chi subisce danni” concludono i comitati firmatari della lettera.