Niente tasse sotto i 12mila euro: quanto costerebbe e perché il Governo si oppone

La proposta è bipartisan, anche se affidata a due diversi emendamenti alla legge di stabilità. Ma il succo resta lo stesso: l’estensione della no tax area, ovvero della quota entro la quale si ha diritto all’esenzione completa dalla tassazione Irpef, a 12mila euro lordi. Al momento, invece, a beneficiare dall’esenzione totale sono i lavoratori dipendenti che incassano fino ad 8mila euro lordi all’anno e i pensionati fino a 7500 euro. La proposta è contenuta, come dicevamo, in due emendamenti (a firma rispettivamente Cinzia Bonfrisco, Popolo della Libertà, e Giancarlo Sangalli, Partito Democratico) presentati alla Commissione Bilancio del Senato, assieme ad altre tremila richieste di modifiche.

I costi – Sull’entità complessiva dell’impatto della modifica le stime divergono in maniera sostanziale. Per i firmatari delle proposte, infatti, la misura costerebbe allo Stato circa 1,8 miliardi di euro, da recuperare attraverso tagli alla spesa della pubblica amministrazione (nel merito c’è qualche significativa divergenza fra la proposta del Pd e quella del Pdl). Dall’esecutivo invece filtra più di qualche perplessità e, come riporta il Sole24Ore, dalla “la relazione tecnica a uno degli emendamenti la copertura di circa 1,8 miliardi non considera la perdita di gettito dei comuni e delle regioni per effetto della riduzione delle entrate relative alle addizionali comunali e regionali all’Irpef” e la quantificazione complessiva è in 4 miliardi di euro.

I beneficiari – La platea dei beneficiari sarebbe di circa 4 milioni e 700mila contribuenti, con il beneficio complessivo che è stato quantificato dalla Cgia di Mestre: “I risparmi ottenibili da chi oggi supera l’attuale no tax area degli 8 mila euro andrebbero dai 454 euro non più versati da chi ne di- chiara 9 mila, ai 1.410 richiesti a chi ne incassa 12.000″. Anche in questo caso voci interne all’esecutivo si mostrano piuttosto scettiche, con il viceministro dell’Economia Stefano Fassina che precisa: “Le poche risorse a disposizione le dirotterei su quella parte di lavoratori e famiglie più in difficoltà mentre aumentare la ‘no tax area’ vuol dire darle anche a chi ha un milione l’anno. Non mi sembra una priorità”. In tal senso l’opinione di Fassina è che una tassazione secca sul reddito potrebbe non tener conto della componente patrimoniale e dunque favorire anche chi rientra “genericamente nella definizione di ricco”. Certo è che, come rilevato anche dai sindacati, la legge di stabilità, così come è uscita dal Consiglio dei ministri, contiene ben poche risorse per i redditi medio bassi e i palliativi, tipo la social card, sembrano davvero inutili di fronte alla recrudescenza della crisi.

Tratto da www.fanpage.it ©

12 Novembre 2013