I vantaggi di imparare una lingua straniera fin da bambini
Imparare una lingua straniera da piccoli è più semplice. A dirlo sono moltissimi studi e ricerche, che hanno dimostrato come il successo di un percorso di apprendimento cambi in maniera drastica se il soggetto è esposto alla lingua straniera fin da piccolissimo.
Perché accade questo? La ragione è da ricondurre alla plasticità cerebrale dei bambini, che fino all’età scolare (indicativamente fino a 6 anni) immagazzinano le informazioni legate alla lingua e al linguaggio in una specifica area del cervello in cui si trovano anche la memoria implicita e la memoria a lungo termine.
In altre parole, quando un bambino impara una lingua straniera entro i 6 anni, il suo cervello la riconosce come una lingua madre. E le conoscenze linguistiche acquisite in questo lasso di tempo restano impresse nella mente, grazie al coinvolgimento della zona del cervello che regola e produce i nostri automatismi.
Come è facile intuire, l’apprendimento di una seconda lingua in età prescolare è facilitato da una componente di gioco. Tipicamente infatti i corsi di lingua e i summer camp in Italia per bambini e ragazzi propongono programmi di apprendimento che passano da sport, giochi di ruolo, laboratori artistici, ascolto di storie e canzoni, lettura di fiabe e fumetti.
Tutte attività a misura di bambino che portano ad un aumento dell’attenzione dei piccoli studenti rispetto alla lingua straniera e allo stesso tempo consentono di giocare, fare sport e stare all’aria aperta. Trasformando l’apprendimento in un’esperienza divertente, che il bambino è entusiasta di vivere e ripetere.
Quali sono i benefici di imparare una seconda lingua da piccoli
Ma non c’è il rischio che il bambino si confonda? È questa una delle remore che più di frequente manifestano i genitori, temendo di ottenere un effetto del tutto contrario a quello desiderato, ovvero che il loro piccolo finisca per dimenticare l’italiano.
Si tratta però di una paura infondata, perché nei bambini l’apprendimento avviene in maniera diversa dagli adulti. Se dopo una certa maturità cerebrale e cognitiva l’apprendimento passa necessariamente dallo studio, nei bambini questo processo avviene in maniera sensoriale. In particolare, ad essere maggiormente coinvolta è l’area cerebrale uditiva mentre quella mnemonica (tipicamente associata allo studio consapevole) è stimolata in maniera trascurabile.
In sintesi, se correttamente stimolati in età prescolare, i bambini imparano una seconda lingua con la medesima naturalezza con cui apprendono la prima, senza strutture grammaticali rigide o regole ferree, ma in modo praticamente inconscio. E questo non è l’unico beneficio.
Gli studi dimostrano che apprendere una seconda lingua fin da piccoli produce effetti positivi sullo sviluppo cognitivo dei bambini, anche in termini di relazioni con gli altri e gestione delle emozioni. Ciò accade in virtù delle caratteristiche del cervello, che fino a circa 7 anni di età non ha una struttura del tutto definita e fissa.
Le nozioni e informazioni apprese prima di questa soglia anagrafica, quindi, restano impresse nella memoria. Come conferma anche la curva dell’apprendimento, che vede nel periodo da 0 a 7 anni le maggiori capacità. Mentre da quest’età in poi inizia un declino sistematico.
Le conseguenze di questa condizione sono decisamente vantaggiose per i bambini che apprendono una lingua in tenera età, perché oltre ad acquisire un grande bagaglio linguistico, sviluppano migliori capacità di problem solving.
A beneficiare dell’apprendimento linguistico in età prescolare sono anche le aree del cervello che riguardano creatività, pensiero astratto e abilità decisionali. Secondo diverse ricerche, sarebbero coinvolte anche la capacità di concentrazione e la memoria, che tenderebbero a migliorare nei bambini esposti all’ascolto della lingua straniera fin da piccolissimi.
Sono invece indiscutibili i benefici su apertura mentale e pensiero logico. Apprendere la propria lingua madre e una seconda lingua in età prescolare permette al bambino di interiorizzare entrambe le culture che sono alla base delle due lingue. Vale a dire che il bambino impara a ragionare in due maniere diverse, che crescendo adotterà come lenti attraverso le quali osservare il mondo.
Del resto è innegabile che interiorizzare una lingua significa imparare a parlare e ragionare come una cultura diversa dalla nostra. Perché dietro le strutture grammaticali e l’etimologia delle parole si nasconde una visione del mondo a 360 gradi.
Ed è proprio grazie all’acquisizione di questa diversa visione del mondo che l’apprendimento di una lingua straniera in tenera età stimola una forte apertura mentale. Un cervello che ha acquisito in maniera naturale due lingue dispone di maggiori forme di linguaggio che coesistono e incidono sul modo di ragionare del bambino. Quest’ultimo acquisisce quindi una maggiore flessibilità nel pensiero, risultando più aperto alle diversità e più disponibile a valutare gli eventi sotto vari punti di vista.
È chiaro quindi che inserire il proprio figlio in un percorso di apprendimento linguistico fin da piccolo significa investire sul suo futuro. Mettendo a sua disposizione molti strumenti per affrontare la vita in maniera vincente, grazie alla conoscenza di una seconda lingua e a tutti i benefici che ne derivano.