A Ferruccio Macciotta
Vittorio Guillot scrive in ricordo dell'amico di tutti Ferruccio Macciotta
Sono passati già dieci anni, caro Ferruccio, dal giorno in cui te ne sei andato eppure, per chi ti voleva bene e ti stimava, sembra ieri! O, forse no, forse sembra che sia trascorso un tempo infinitamente lungo. Devo dire che tanta gente di questa città sente la mancanza della passione, della intelligenza e del dinamismo con cui, dal tuo giornale ‘La Vetrina’, ti impegnavi per mettere a fuoco i problemi di questo territorio, per trovarne le soluzioni e per valorizzarne le ricchezze. Accettavi di pubblicare le idee e le proposte di tutti, senza alcuna discriminazione e senza schierarti per un tuo vantaggio o per partito preso. Va da sé che non ti sei mai allineato servilmente alle voglie dei politici arrampicatori e loro clan.
“Vedi – mi dicesti una volta – io e te abbiamo delle idee diverse su certi aspetti della politica nazionale”. Per carità, è perfettamente legittimo che ognuno la pensi a modo suo! Quando, però, si tratta della amministrazione della popolazione e delle risorse cittadine, non ha senso discutere sui massimi sistemi. Non ha senso essere di destra, di centro o di sinistra. Occorre, piuttosto, individuare i problemi della nostra terra e cercare di risolverli, soprattutto utilizzando al meglio le nostre risorse, ascoltando le necessità della gente, tenendo conto delle proposte che arrivano da qualsiasi cittadino e dalle categorie sociali, valorizzando le capacità dei tecnici più preparati. Non mi va, invece, la politica che si realizza attorno alla figura di un notabile ed al codazzo di giannizzeri che lo circonda. Anche nella scelta dei nostri amministratori comunali bisognerebbe individuare i più capaci e disposti a difendere l’interesse pubblico e non quello di certi compagni di merende!.
Purtroppo, caro Ferruccio, ad Alghero le cose non sono mai andate come tu avresti voluto. Anche prossimamente, infatti, ci saranno le elezioni comunali e, ripeto, purtroppo non si parla di programmi e di progetti per il futuro ma di schieramenti e di equilibri di potere tra questo e quel partito, tra questa e quella corrente, tra questo e quel personaggio. Di conseguenza si studiano le strategie e le alleanze più opportune per soddisfare o fregare le ambizioni dei vari concorrenti. Tra l’altro gli sgambetti ed i trabocchetti più dolorosi sono quelli che si fanno reciprocamente gli accoliti di uno stesso partito. Così sorgono le beghe che rendono sterile la politica e la allontanano dalla partecipazione della gente, che se ne frega altamente dei personalismi ma sarebbe più coinvolta se si affrontassero le sue questioni più concrete.
Sembra quasi che ai politicanti stia bene questa lontananza del popolo dalla politica, così possono consumare indisturbati le loro faide e fare meglio i propri affari. Aggiungo che ai nastri di partenza non si vedono cavalli di gran razza. Forse che non li si vogliono far correre perché potrebbero far ombra a qualche oscuro faccendiere locale o forestiero? Certo è che non si è realizzato il tuo sogno di una politica cittadina trasparente ed aperta alle esigenze della vita sociale. Che vuoi, il mondo non va sempre come vorremmo! Anzi, non va quasi mai per quel verso e tu non sei riuscito a cambiare l’andazzo cittadino. Però, caro Ferruccio, non te la prendere. Tu, infatti, ce l’hai messa tutta, generosamente e limpidamente, perché le cose andassero meglio. Ciò ha fatto di te un uomo decisamente superiore alla massa di politicanti che si agitano nel nostro scadente panorama cittadino. Questa, credo, è una grossa soddisfazione ed una bella eredità che hai lasciato ai tuoi figli.