A proposito delle dimissioni dell’assessore Rosnati
L’assessore Chiara Rosnati, con un gesto clamoroso e di grande onestà morale, difficile da riscontrare oggi come ieri, si è dimessa per protesta contro certi andazzi della politica cittadina. Domando, a questo punto, se l’assessore non renderebbe un contributo più efficace alla città se indicasse con precisione e senza peli sulla lingua i fatti, i comportamenti ed i personaggi che la hanno così fortemente disgustata. Non sarebbe cosa buona e giusta, inoltre, che, se fosse giuridicamente possibile, chiedesse le dimissioni e l’allontanamento di quegli individui da ogni incarico politico e amministrativo? Non darebbe, in tal modo, un grande e concreto contributo al
rinnovamento della vita politica cittadina? Non c’è il pericolo, in caso contrario, che le sue dimissioni si riducano ad un atto significativo ma sterile, che finisce per lasciare mano libera ai mestieranti della politica, evidentemente, e purtroppo, presenti anche in questa compagine che governa la città?
Questo pubblico chiarimento mi sembra maggiormente dovuto, oltre che per la trasparenza e la partecipazione popolare che dovrebbe caratterizzare una amministrazione concretamente democratica, per il fatto che l’assessore, con la sua lettera indirizzata agli organi di informazione, ha direttamente coinvolto la cittadinanza in questa sua decisione. Non sembra, invece, che ci sarebbe una affermazione della vecchia partitocrazia se solo i membri del direttivo di qualche partito potessero sapere come sono effettivamente andate le cose? Non ho remore a credere alla dottoressa Rosnati quando afferma che sia stata scoraggiata anche dalla insensibilità, se non, addirittura, dalla ostilità mostrata da gran parte della popolazione verso le sue iniziative.
Personalmente, per le campagne tese a sensibilizzare gli algheresi in merito alla necessità di tener pulita la città, propongo il seguente slogan “DIMMI COME SPORCHI E TI DIRO’ CHI SEI!”. Forse potrebbe servire a toccare l’amor proprio di chi è abituato ad abbandonare i propri rifiuti dove capita e a non ripulire le deiezioni del proprio cane, anche se penso che contro i maleducati incalliti occorrano ben altri rimedi. Tutto ciò non toglie, ovviamente, che i servizi di nettezza urbana e di raccolta dei rifiuti debbano funzionare a dovere, anche perché la TARSU non costa certo come un bruscolino. Aggiungo di non aver niente da insegnare alla dottoressa in fatto di pubblica amministrazione né, tanto meno, di tranciare giudizi perché ognuno conosce le difficoltà in cui opera e, conseguentemente, agisce come meglio crede. Mi danno anche fastidio, a proposito, gli anziani, e io appartengo alla categoria, che usano dire: “ai miei tempi tutto andava molto meglio!”. Penso che siano di memoria corta e, in ogni modo, che raccontino balle! Comunque, per la mia esperienza di vecchio amministratore, anche se ho lavorato in un contesto molto diverso da quello in cui ha cercato di operare la dottoressa Rosnati, ho sperimentato che le innovazioni, anche se giuste, opportune e, di grande o di scarsa rilevanza, almeno inizialmente e finché non ci si adatta, sono sempre mal sopportate, criticate, osteggiate. Mi sono chiesto perché ciò avvenga e ho concluso che ciò è spesso legato a una comunicazione insufficiente ma, soprattutto, al fatto che le innovazioni, anche quelle di lieve entità, scombinano certe abitudini e certi equilibri o, addirittura, danno fastidio o danneggiano qualcuno che mal si adatta ai cambiamenti. Esse, infatti, portano sempre una incertezza del futuro ignoto, e l’ignoto non piace.
A Nuoro, ad esempio, nell’ ‘800 scoppiarono i moti popolari di “Su connottu” dovuti al rifiuto di abbandonare lo sfruttamento dei pascoli secondo usi secolari. Da alcuni comuni della Sardegna, più o meno nello stesso periodo,
furono inoltrate al governo torinese petizioni contrarie al regionalismo proposto da Cavour e Minghetti. Non entro nel merito se quelle prese di posizione fossero o meno giustificate, mi interessa solo la denominazione significativa, “Su connottu”, appunto . La mia convinzione è, comunque, che le masse, nel profondo, per le sedimentazioni abitudinarie e le forme mentali che si stratificano, siano molto conservatrici e, addirittura, reazionarie, anche quando fanno le rivoluzioni. Non è certo questo il caso degli algheresi. Ciò di cui sono certo è che il lavoro degli amministratori, anche se sono dotati di ottime capacità e, soprattutto, se hanno eccellenti propositi innovativi, non è mai una marcia trionfale. Non lo è almeno inizialmente.