“A proposito di riforme burocratiche”

L'opinione di Vittorio Guillot

Il ministro Crosetto recentemente ha detto:” Non si può pensare di fare politiche nuove, se nei posti chiave tieni i funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l’alternativa”. Perciò la classe dirigente amministrativa “va cambiata in profondità.“ Sono d’accordo con la analisi del Ministro. Certo una riforma della pubblica amministrazione richiede un lavoro lungo, duro, improbo ma non impossibile, malgrado tutti gli ostacoli reali ed artificiali. Il governo la porterà avanti? Innanzitutto mi pare indispensabile ridurre i tempi di conclusione delle pratiche amministrative, che, con la loro farraginosità, troppo spesso danneggiano i cittadini e le attività produttive.

Non sarebbe forse ideale che un impiegato verifichi, per via informatica, se una richiesta sia in regola o no con tutte le norme che prevedono concessioni, nulla osta, autorizzazioni etc., anche di altre amministrazioni, e chiuda la pratica, positivamente o negativamente, in tempi rapidi? Ciò succede in alcuni stati ma dubito che si possa realizzare in Italia perché presuppone che le amministrazioni abbiano predisposto delle programmazioni molto precise. Ma noi siamo ben lontani da simili situazioni, basta pensare a ciò che succede con troppi PUC e simili. Piuttosto estenderei al massimo la possibilità di deliberare attraverso le Conferenze dei Servizi, previste dalla legge 241/90.

Non vorrei, in ogni modo, che la annunciata riforma burocratica si riducesse a cacciare i dirigenti ‘sistemati’ da ministri di diverso colore politico per sostituirli con altri graditi ad una certa parte politica. Indubbiamente la burocrazia, in particolare quella situata ai più alti livelli, approfittando del ruolo importantissimo che dovrebbe rivestire per far applicare le determinazioni politiche, troppe volte tende a porre intoppi, inciampi e legacci. In tal modo fa sentire il suo peso e costringe la politica a salvaguardare le sue posizioni di potere e di privilegio. Comunque farei molta attenzione allo Spoil System, applicato in alcuni stati di cultura anglosassone e, mi pare, anche in armonia con la legge Bassanini del 2001. Per tale legge, infatti, gli «incarichi di funzione dirigenziale cessano decorsi novanta giorni dal voto di fiducia del governo». 

Così i personaggi posti ai vertici amministrativi da un governo possono legalmente essere sostituiti da altri più graditi ad un governo successivo. Capisco, quindi, che si tenda a ‘far fuori’ i pezzi grossi posti ai vertici dagli avversari politici e che, quindi, potrebbero intralciare la azione del governo. A parere mio, però, se non si cambiasse il sistema e non si procedesse ad una più articolata riforma si finirebbe per ‘cambiare tutto per lasciare tutto tale e quale’. Si rischierebbe, cioè, di favorire le carriere non dei più tecnicamente capaci e preparati ma di coloro che sono legati più saldamente, e ruffianamente, al ‘padrone del vapore’, sia egli il potente politico di turno od altro alto papavero pubblico. In pratica si mortificherebbero molte competenze e capacità acquisite in anni ed anni di studio ed esperienza personale senza ottenere una ‘svolta’ effettiva. Piuttosto credo che debba tendersi, nella valutazione delle capacità di tutti i pubblici dipendenti, anche di quelli ‘operativi’, ad individuare e stabilire dei criteri il più possibile ‘oggettivi’.

Insomma, nel valutare il personale, occorre contenere la ‘discrezionalità’, a volte eccessiva, che nelle mani di troppi Capi diventa addirittura arbitrio. Va da se che si deve fare in modo che il pubblico dipendente possa esprimere al meglio le proprie qualità. Perciò occorre che la Politica individui le finalità che la burocrazia deve raggiungere, che articoli gli ‘obblighi di risultato’ che devono essere ottenuti da gruppi e sottogruppi, che fornisca i materiali, i finanziamenti ed il personale adeguatamente preparato, che stabilisca i tempi in cui la attività burocratica deve essere svolta, tenendo conto della complessità della materia da trattare e confrontandosi con trasparenza e libertà, con i dipendenti e con le rispettive organizzazioni di categoria . Se del caso, si dovrebbero premiare sostanzialmente i meritevoli, consentendone la ascesa a ruoli superiori, ma anche colpire, persino col licenziamento, chi non funziona o ‘rema contro’.

Vittorio Guillot , 14 Gennaio 2023