Agostino Sanna: un algherese al primo Giro d’Italia
La storia dell'eroe sui pedali che partecipò nel 1909 alla prima corsa in rosa.
La storia del ciclista algherese Agostino Sanna era, fino ad oggi, praticamente sconosciuta sia agli addetti ai lavori che ai profani delle grandi corse a tappe. Ora che piano piano, ricerca dopo ricerca, viene fuori rafforza sempre più il legame tra Alghero e il Giro d’Italia. La corsa nacque a maggio del 1909 a Milano alla presenza di un algherese e il prossimo 5 maggio spegnerà le sue 100 candeline proprio ad Alghero. L’algherese si chiamava Agostino Sanna ed è venuto al mondo in via Sant’Erasmo, nel cuore dell’Alguer Vella, a due passi dalla Cattedrale il 9 novembre del lontanissimo 1883. A sei anni dopo, la morte della madre, si trasferì a Sassari dalla sorellastra Antonica più grande e già sposata, la quale fu per lui una seconda mamma. La passione per la bicicletta la sviluppò sin da ragazzino e nel 1909 a venticinque anni nell’apice della sua carriera di ciclista partecipò al primo Giro Ciclistico d’Italia del 1909, così si chiamava all’epoca quella che diventò una delle corse a tappe più importanti del mondo.
E’ passato più di un secolo da quella prima edizione, la storia narra di una forte concorrenza per l’organizzazione tra Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera e che alla fine, in volata e al fotofinish vinse il quotidiano sportivo, così la maglia del leader della corse prese il colore delle pagine del giornale organizzatore. La prima corsa in rosa prevedeva circa 2500 chilometri divisi in otto tapponi non consecutivi da percorrere in 18 giorni, con partenza e arrivo a Milano, passando per le città di Bologna, Chieti, Napoli, Roma, Firenze, Genova e Torino.
A prendere parte all’evento sportivo i più importanti ciclisti dell’epoca arrivati in Lombardia da tutto il mondo.
Gli italiani naturalmente erano il maggior numero. Tra loro c’erano il corridore del bel paese più conosciuto al mondo, Buni, il “Diavolo Rosso” Gherbi, e poi Galetti, Pavesi e Ganna, che risultò vincitore. Si iscrissero anche ciclisti russi, argentini, belgi, lussemburghesi, e soprattutto tanti i francesi, compresi i vincitori delle ultime quattro edizioni, dal 1905 al 1908, del Tour de France: Toussolier, Pottier e Petit-Bertot. Tra questi mostri sacri del ciclismo c’era anche il nostro Agostino Sanna, maglia numero 79 e bicicletta B.S.A., famosa marca inglese, con copertoni Pirelli e dalle due sigle prese nome la sua squadra di riferimento, la B.S.A. – Pirelli, appunto.
Come è facile immaginare le condizioni in cui la gara si svolse furono durissime e nel pensiero collettivo trasformarono facilmente quei pionieri del ciclismo in eroi sui pedali. Le strade erano quasi completamente sterrate, bianche e polverose,
e solo quattro erano le autovetture al servizio dei corridori. Questi ultimi erano dunque costretti a portare sulle spalle le borse con gli attrezzi per riparare le biciclette e legati al petto i pneumatici di riserva dato che in quelle situazioni le forature erano a dir poco frequenti. In più l’illuminazione stradale era praticamente inesistente, nonostante si corresse anche di notte. Ed è proprio di notte che si partì, alle ore 2.53 del 13 maggio. Gli scritti erano ben 165 (di cui 38 “non punzonanti”),
dei quali soltanto 49 riuscirono ad arrivare fino in fondo. La tappe erano terribilmente dure, sia per le condizioni delle strade sia per la lunghezza, e per completare i quasi 400 km della prima tappa da Milano a Bologna il gruppo di testa ci impiegò più di 14 ore. Per non parlare poi delle due tappe appenniniche, Bologna-Chieti e Chieti-Napoli, la seconda quelle quali si svolse sotto il diluvio.
Insomma la prima edizione del Giro d’Italia è stata una sorta di gara ad eliminazione (o al massacro…) in cui solo i più temerari con una buona dose di fortuna arrivarono al traguardo finale del 30 maggio. La prestazione del nostro Agostino Sanna, esordiente assoluto in gare di alto livello, fu ottima: si piazzò ventottesimo nella prima tappa, Milano – Bologna, lasciandosi dietro ciclisti molto più quotati di lui tra cui Chiodi, che poi concluse il giro in undicesima posizione, il “Diavolo Rosso” Gherbi e almeno due ex vincitori del Tour de France. Agostino Sanna poi completò sei delle restanti sette tappe, comprese quelle durissime appenniniche e fu costretto a gettare la spugna soltanto durante la penultima che stoicamente concluse, ma purtroppo fuori tempo massimo a causa di un problema meccanico che lo tenne fermo alcune ore.
Le imprese sportive dell’algherese non si limitarono al primo, storico, Giro d’Italia.
Pochi mesi dopo, il primo di luglio, l’algherese Sanna si trova in Francia a Parigi per iscriversi alla settimana edizione della corsa a tappe più importante al mondo, il Tour de France. Il suo numero di identificazione era il 218 ma alla fine non si presentò alla partenza della Grande Boucle. Il motivo della scelta, ancora oggi, centootto anni dopo, è impossibile saperlo. Quello che invece sappiamo è che in quel periodo continuò a partecipare alle grandi classiche del ciclismo. Il 7 novembre dello stesso anno percorse insieme ad altri 414 concorrenti i 193 chilometri del Giro di Lombardia, con partenza da Milano e arrivo a Sesto San Giovanni, arrivando centotrentacinquesimo. Nel 1910 partecipò alla Coppa Modigliani a squadre sul percorso Milano-Como-Sesto San Giovanni e con i compagni dell’Unione Sportiva Milanese si aggiudicò la medaglia d’argento. E addirittura alcuni documenti conservati dai discendenti sembrano confermare la sua partecipazione alle successive edizioni del Giro d’Italia, nel 1910 e nel 1911. Tra questi, una foto scattata a Milano e datata 30 maggio 1910 in cui Agostino Sanna viene ritratto con la fascia del “raggruppamento ciclistico sardo” e una medaglia forgiata sempre nel capoluogo lombardo nel 1911.
La passione innata di Agostino Sanna per le biciclette ovviamente non si può fermare alla penisola. Nella sua terra, la Sardegna, svolgeva il mestiere di meccanico presso la SCIA, l’allora azienda di trasporto pubblico che poi si trasformerà nell’attuale ARST, ma nel secondo dopoguerra fece della sua passione un lavoro. Divenne commerciante e meccanico di biciclette, indimenticabile la sua bottega in piazza Porta Terra, che fu punto partenza di tutte le corse ciclistiche dell’epoca nella Riviera del Corallo. Agostino dopo aver appeso la bicicletta al chiodo, diventò il più importante organizzatore sportivo del settore. Agostino dopo aver appeso la bicicletta al chiodo, diventò il più importante organizzatore sportivo del settore. Sanna muore il 2 febbraio del 1968 e grazie al Gruppo Sportivo Cicloamatori Alghero la sua passione continuò a rimanere viva anche attraverso l’organizzazione di una coppa in suo onore.
La famiglia e i discendenti vivono ad Alghero, la nuora signora Angela Milia in Sanna, i nipoti Marisa e, suo omonimo, Agostino Sanna, mentre nella città della sua infanzia, Sassari, abita la figlia Maria Iole, oggi 91enne, e i suoi parenti. I familiari stessi stanno preparando una biografia sportiva che consegneranno prossimamente alla commissione toponomastica del comune di Alghero affinché la pista ciclabile cittadina sia intitolata alla memoria di questo grande eroe sui pedali.
Valdo Di Nolfo