Alghero, apre il Museo Archeologico della città (VIDEO)
Per i prossimi tre giorni (escluso il 25 dicembre), sarà possibile visitare il Museo con ingresso su via Carlo Alberto gratuitamente.
Nel complesso dell’ex Carceretto ed ex caserma di S. Michele, edificio di ambito culturale tardogotico-rinascimentale di matrice catalana appartenente alla fabbrica della Chiesa di S. Michele, è stato allestito il Museo archeologico della Città di Alghero. Questa sera, giovedì 22 dicembre, si è tenuto il taglio del nastro alla presenza, tra gli altri, del Sindaco Mario Bruno, l’assessore alla Cultura Gabriella Esposito e la Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari, Olbia, Tempio e Nuoro, Maura Picciau. Per i prossimi tre giorni (escluso il 25 dicembre), sarà possibile visitare il Museo con ingresso su via Carlo Alberto gratuitamente. In allegato alcuni scatti e la scheda descrittiva. Per rappresentare le emergenze monumentali presenti nel territorio e le produzioni materiali in queste recuperate, si è voluto articolare il percorso espositivo del museo in tre temi particolarmente significativi per la storia antica di Alghero: Il mare; I modi dell’abitare; Il mondo del sacro e della morte Ogni tema è illustrato nel suo sviluppo cronologico, dalle prime testimonianze archeologiche fino all’età moderna, attraverso i contesti più rappresentativi e rilevanti dal punto di vista storico e scientifico.
Il mare (Piano I, Sezione I). Il Villaggio Nuragico di Sant’Imbenia; Il Relitto romano del Mariposa; Il Relitto medievale di Cala Galera; I Relitti post medievali del Mariposa; La Città fortificata. Riguarda i siti di interesse archeologico più rilevanti per il loro rapporto con il mare.
Per il periodo protostorico, il villaggio nuragico di Sant’Imbenia, nella baia di Porto Conte, rappresenta il più antico scalo marittimo fenicio ed in generale di genti levantine, non solo del nord Sardegna, ma dell’intera Isola. Il villaggio infatti, sorto intorno al XIV sec. a.C., tra IX e VIII secolo divenne sede di importanti traffici con il mondo orientale, come testimoniano rare ceramiche di importazione greche e fenice che saranno esposte insieme alla raffigurazione grafica delle principali rotte commerciali del periodo. Le attività metallurgiche del villaggio sono documentate dalla ricostruzione in vetrina di una sezione della cosiddetta “capanna dei ripostigli”, con due pavimentazioni sovrapposte, al di sotto delle quali sono esposte anfore contenenti lingotti di bronzo per la fusione, così come ritrovati durante lo scavo archeologico. Per l’epoca romana, l’esposizione dei resti di un relitto di età imperiale rinvenuto nelle acque del Lazzaretto illustra i principali vettori dei traffici commerciali del periodo. Nella ricostruzione in vetrina del fondale marino sono state collocate le anfore facenti parte del carico e che trasportavano pesce sotto sale; sono inoltre esposte ceramiche da mensa, strumenti e dotazioni di bordo, parti lignee e metalliche della nave, tra cui la pompa di sentina di piombo. Un pannello illustra le caratteristiche del relitto e le rotte marittime per esso ipotizzabili.
Per il medioevo, le stesse tematiche sono illustrate dai resti del relitto di XIII secolo rinvenuto nelle acque di Cala Galera. Nella ricostruzione del fondale in vetrina è esposto lo straordinario carico dell’imbarcazione, costituito da anfore costolate e grandi giare islamiche a decorazione impressa, in gran parte ricostruibili, uniche in Sardegna, e decisamente rare anche nella Penisola. Accanto alle merci del carico, una grande quantità di corallo, ceramiche e strumenti della dotazione di bordo. È stato realizzato anche un modellino del tipo di imbarcazione. Per l’epoca post medievale, un analogo allestimento ha per oggetto i resti di due relitti del XVI secolo, provenienti dal mare antistante il campeggio Mariposa, alle porte della città. Anche in questo caso sono stati esposti elementi del carico e della dotazione di bordo, tra cui ceramiche rivestite, strumenti metallici e di osso, contenitori vegetali per la pece, cime ed armi, ma anche parti del fasciame di legno, anche con decorazioni. Il percorso sul tema del mare si conclude con la nascita della città fortificata medievale: un plastico mostra lo sviluppo e le modifiche della cinta muraria fino al ‘700 e il suo rapporto con il mare.
I modi dell’abitare (Piano I, Sezione II). Le Grotte del Neolitico; La Capanna Neolitica; Il Villaggio di Palmavera; Il Nuraghe di Flumenelongu; La Villa romana di Sant’Imbenia; La Città Medievale.
Il secondo tema, i modi dell’abitare, è inteso nella pluralità delle accezioni del termine, comprendendovi l’evoluzione delle tipologie e delle tecniche costruttive delle abitazioni, la distribuzione degli insediamenti, il loro rapporto con il territorio e con l’ambiente, i vari aspetti della vita quotidiana nelle diverse epoche. Il percorso si apre con le più antiche testimonianze di vita, animale e umana, nel territorio: un pannello illustra la presenza e la distribuzione di esemplari di fauna pleistocenica (megaceros cazioti algarensis e cynoterium sardus), per proseguire con i primi stanziamenti umani in grotta, probabilmente in gran parte a scopo abitativo, nel neolitico antico all’eneolitico; una vetrina accoglie ceramiche provenienti da questi contesti, in particolare quello della Grotta Verde, con testimonianze riferibili al neolitico antico. Una vetrina espone una ricca dotazione di ceramiche, di estremo interesse, anche per la particolarità delle decorazioni impresse e incise, che costituivano il corredo delle sepolture.
Dopo le grotte, un plastico che riproduce una capanna neolitica, ricostruita sulla base delle planimetrie di domus de janas che ad esse si ispiravano: nello specifico la capanna ripropone le caratteristiche planimetriche della domus I di Santu Pedru. Per l’età nuragica il tema è rappresentato dal nuraghe Flumenelongu e in particolare dal villaggio di Palmavera, tra i più noti e visitati dell’Isola. Le caratteristiche urbanistiche dell’insediamento e le tecniche costruttive degli edifici sono illustrate attraverso disegni ricostruttivi, campionature dei tipi di conci utilizzati nell’architettura nuragica, ed un plastico della Capanna delle Riunioni, il più importante edificio “pubblico” del villaggio di Palmavera.
Due vetrine espongono inoltre oggetti della vita quotidiana, quali ceramiche, strumenti metallici d’osso e terracotta, per raccontare le principali attività degli abitanti, dalla preparazione del cibo, alla pesca, alla tessitura, nonché resti di fauna, per ricostruire l’ambiente naturale, le attività di allevamento e caccia, la dieta alimentare. La grande villa marittima di Sant’Imbenia illustra il tema per l’età romana, con la ricostruzione di parte di un interno mediante l’esposizione di grandi parti di stucchi, intonaci dipinti, mosaici dell’edificio, che ben evidenziano la grandiosità e il lusso della residenza signorile. Per il medioevo e l’età moderna, i recenti scavi urbani permettono di illustrare, a partire dalle abitazioni del quartiere ebraico, lo sviluppo della città, documentandone il rapporto con il territorio, le relazioni commerciali, le principali attività, anche attraverso l’esposizione di oggetti della vita quotidiana e grandi disegni ricostruttivi.
Il mondo del sacro e della morte (II Piano). Calchi protomi taurine delle domus de janas; Dee madri; La Necropoli di Anghelu Ruju; La Necropoli di Santu Pedru; Il Pozzo sacro nuragico della Purissima e culti romani salutiferi; Le Stele funerarie; Le Sepolture della Necropoli romana di Monte Carru; Le Sepolture medievali del cimitero di San Michele (“Lo Quarter”).
L’ultima sezione riunisce i temi dei culti e della morte, strettamente legati tra loro. Il percorso si apre con i culti e le sepolture neolitiche ed eneolitiche delle domus de janas di Anghelu Ruju e Santu Pedru, per illustrare la complessità dei riti, delle tipologie funerarie, e dei simboli ivi rappresentati. Esposizione in vetrine di reperti originali e di copie di elementi particolare interesse conservati presso il Museo di Cagliari. I simboli maschili rappresentati dalle corna taurine delle domus trovano il loro corrispondente femminile in alcune dee madri, di cui una esposta in una piccola vetrina. Per l’età nuragica, la ricostruzione del prospetto frontale del pozzo della “Purissima” mostra l’aspetto del principale tipo di monumento cultuale dell’epoca: il tempio a pozzo.
Nell’esposizione è presentato il materiale votivo, raffigurante per lo più parti anatomiche e figure umane, collocato secondo la deposizione originaria. Una vetrina con altri importanti reperti, quali statuette e maschere, illustra gli aspetti rituali legati al “culto delle acque”. Lo stesso contesto, con i suoi riutilizzi, introduce il tema del sacro per l’età romana, in cui il pozzo persiste nella sua funzione di deposito di acque dalle virtù terapeutiche.
Per l’età romana, le diverse tipologie di sepolture e di riti, pagani e cristiani, sono illustrate mediante disegni, ma anche attraverso l’esposizione di alcune stele funerarie di arenaria di tradizione punica, e la ricostruzione con elementi originali di una tomba a cassa e di una sepoltura in anfora, mentre alcune vetrine accolgono reperti ed altri elementi di ornamento personale provenienti dal recente scavo della necropoli di Monte Carru. Per il medioevo disegni ricostruttivi e materiali esposti in vetrina sono dedicati al recentissimo ritrovamento del cimitero urbano di San Michele (nel centro storico, confinante con l’omonima chiesa e adiacente alla sede del Museo) del quale si illustrano le principali caratteristiche.