Alghero e Stati Uniti: Sanità pubblica, privata ed altro
L'opinione di Vittorio Guillot
Alzi la mano chi non ha da lamentarsi per i disservizi, spesso molto gravi, che pesano sulla nostra pubblica sanità. A chi non è toccato aspettare per tempi biblici una visita medica, un esame istologico, una TAC od una risonanza magnetica? Quale medico, infermiere od impiegato del pubblico servizio sanitario non può lamentarsi per il super lavoro e per la carenza di materiali e strumenti? Chi non ha da lamentarsi per le lunghe file al pronto soccorso e negli uffici? Chi non può vedere l’ingiustizia se per chi può pagare le visite ‘Intra Moenia’, i tempi di attesa si accorciano enormemente mentre i poveracci restano al palo? Certo, la responsabilità del pessimo stato della Sanità pubblica è dei governi che hanno preceduto questo. Sono loro che hanno effettuato sconsiderati ‘tagli’ dei finanziamenti ed hanno messo su un sistema che consente la assunzione clientelare di primari, medici etc, Aggiungo che ritengo che per riparare questi danni occorrano molti anni. Perciò non mi illudo che il governo in carica, sempre che ne abbia la volontà, riesca a risolvere questa tragica situazione. Malgrado ciò, pur sperando che qualcuno sappia porre rimedio alle sue vistosissime crepe, credo che sia bene sia bene tenerci ben stretto il servizio sanitario pubblico. Infatti, dato che, per ragioni familiari, sono diventato un frequentatore di New York e Filadelfia ed a parte il fatto che, tanti anni fa, per servizio, andai a Los Angeles, San Francisco, Portland, Seattle, Juneau, ho conosciuto marginalmente il sistema sanitario degli U.S.A, che non credo sia da prendere come esempio.
Sia chiaro che non mi atteggio a conoscitore degli Stati Uniti, tante sono le differenze all’interno di quella vastissima federazione e tanto modesta è la mia esperienza. Perciò accetto senza difficoltà eventuali correzioni e smentite a quanto scrivo. Chi, da noi, vede quel modello come riferimento, sappia, però, che il costo pro capite della sanità in Italia è di 2750 euro annui mentre negli USA è di 17500 dollari. Ad esempio, leggo che laggiù una fiala di insulina costa anche 250 dollari ed un trasporto in ambulanza addirittura 5000. Credo che ciò sia dovuto al fatto che, a causa della economia di mercato, le lobby controllano la sanità privata, su cui si fonda il sistema sanitario americano. Qualcuno potrebbe obiettare che quella sanità ha raggiunto altissimi livelli e che i maxi profitti non vanno solo ai dividendi dell’azionariato, molto diffuso, ma anche nella ricerca di quei nuovi farmaci che hanno contribuito all’allungamento della vita media anche per noi italiani . E’ anche vero che gli interventi, le cure e le degenze sono pagati dalle assicurazioni. Esse offrono la copertura medica privata anche per i lavoratori dipendenti dalle imprese, che ne pagano le polizze.
Queste, comunque, variano molto da Compagnia assicuratrice a Compagnia assicuratrice e, anche se il 30% del costo può essere scaricato dalle tasse, spesso la quota a carico dell’assicurato è sempre molto elevata rispetto al reddito. Inoltre i lavoratori autonomi e gli artigiani, devono pagare di tasca propria polizze molto care anche perché non hanno lo stesso potere contrattuale delle grandi aziende. Si aggiunga che le assicurazioni non pagano neppure tutte le spese dato che generalmente godono di una forte franchigia. E’ anche vero che per i poverissimi, fin dai tempi di Nixon, esiste la pubblica assistenza sanitaria, chiamata ‘Medi care’ , che però, per quanto ho sentito dire, offre dei servizi estremamente scadenti. Obama cercò di migliorare quella situazione ma non riuscì a organizzare un autentico servizio sanitario pubblico. Se non sbaglio, l’unico risultato di rilievo che ottenne fu che le Assicurazioni non possono rifiutare il rinnovo delle polizze a chi usufruisce dei loro pagamenti per precedenti cure. A mio avviso, il fallimento di Obama è dovuto alla fortissima influenza che le lobby economiche e finanziarie esercitano nella vita politica e sociale del Paese. Lobby che, mi pare, siano infiltrate ovunque, al punto che arrivo a pensare che negli U.S.A. le elezioni siano vinte dai politici che ottengono da esse i più alti finanziamenti per la campagna elettorale. Non mi è chiaro se i politici vincono perché hanno questi appoggi o, al contrario, se le lobby appoggiano chi ha maggiori possibilità di vincere.
Comunque, anche cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia! Avrei qualcosa da dire anche sul sistema universitario americano. Esiste, certamente, una pubblica università, che segue certe linee e programmi tracciati da chi governa. Le ’Università eccellenti’, però, sono quelle private, alle quali possono accedere, grazie a sostanziose ‘ borse di studio ’, anche i ragazzi provenienti da famiglie non certo facoltose. Queste università sono tanto ben collegate al mondo imprenditoriale che preparano gli studenti secondo programmi concordati con le imprese. Così quei giovani, terminati gli studi, trovano facilmente lavoro in quelle stesse aziende. Tutto ciò, sempre secondo me, ha degli aspetti altamente positivi ma , in mancanza di un puntuale intervento statale, in tal modo si perpetua il controllo delle lobby sulla economia, sulla finanza , sulla politica e sulla stessa vita della popolazione
Ciò mi porta a ritenere che nella società americana vi siano delle fortissime contraddizioni e che per correggerle occorrerebbe che i rappresentanti della Società reale pongano delle regole in modo che il Paese non vada avanti da se o, meglio, secondo l’iter tracciato dalle lobby. Non ritenete che, con una riforma del sistema ispirata al principio a cui a cui ho appena fatto cenno, si potrebbe legare meglio la indispensabile iniziativa privata all’interesse sociale? Mi sembra, invece, che, soprattutto, a causa della globalizzazione, iI capitalismo senza regole tenda a imporsi come l’unica realtà possibile. In altre parole, poiché il comunismo autentico è defunto e fallito anche in Cina, beninteso senza alcun rimpianto, questo ultra liberismo targato U.S.A. è diventato l’ideologia dominante.
Certo, negli Stati Uniti vi è una grandissima libertà di esprimere le proprie idee, di praticare, o non praticare, qualsiasi religione, di effettuare la ricerca scientifica e tecnologica, di intraprendere l’iniziativa privata senza soffocanti impacci burocratici. E’ altrettanto vero che, anche se nel quadro tracciato dalle lobby, le persone hanno una vastissima possibilità di affermarsi per i loro meriti e per le loro capacità e non per le raccomandazioni. E’ anche vero che tutto ciò produce degli enormi vantaggi sociali ed economici tanto che si è formata una lunga fila di persone che chiedono di entrare negli States per lavorare e viverci mentre in certi pseudo-paradisi dei lavoratori, nei regimi tirannici e nelle fanatiche teocrazie, chi vuole uscirne ne forma una molto più lunga. Malgrado ciò, non digerisco che le lobby ne dominino la vita sociale e politica e che la democrazia sia … meno democratica di quanto può apparire all’estero. Insomma, non è oro tutto ciò che Holywood e la propaganda fanno luccicare e mi auguro che venga riformato quanto in quel contesto c’è di discriminatorio e di predatorio. In definitiva, ritengo che tra il feroce comunismo ed il cannibalesco capitalismo si debba seguire una terza via, pragmaticamente rispettosa delle culture dei popoli. Viceversa temo che si andrà incontro a conflitti di classe, a risentimenti ed odi generatori di pericolosi contrasti anche tra gli Usa ed i suoi alleati ed il Sud del mondo. Questa, almeno, è la mia opinabile…. opinione.