Alghero: ‘i deliri di Stefania’ al blublauerspazioarte
Chissà chi, davanti ad un opera d’arte visiva, sia stato il primo a pronunciare la frase “questo lo so fare anche io”? Certamente è stato nel secolo scorso, magari davanti un Mondrian, un de Kooning o un taglio di Fontana ; …perché, invece, non immaginare sia stata pensata già da qualche preistorico avventore delle grotte di Lascaux o di Altamira? Chissà poi, chi sia stato il primo a pensare, sempre osservando un opera, “ricorda questo o quest’altro…lo ha già fatto taluno o talaltro”? …Magari è stato proprio il primitivo spettatore di Lascaux o di Altamira!
A volte, cambiare il punto di osservazione, può essere utile per trovare prospettive eccentriche a scapito di una veduta frontale e ovvia. Sicuramente, cercando di guardare con l’occhio di quel probabile, primordiale, novello critico d’arte cavernicolo di cui sopra, i quadri di Mario Fois godono di larga autonomia rispetto alla pietra miliare che, un critico d’arte contemporaneo, metterebbe richiamando a paragone l’opera di Jackson Pollok. Per un Flinstons sarebbe come mettere insieme il meteorite caduto a Tunguska e Stradivari, solo perché entrambi hanno tagliato legna!
L’agire sulla tela di Mario Fois è certamente più vicino al lavoro di un liutaio che a quello di un irruento (astronomico) boscaiolo. Fois valuta la tonalità, la vischiosità, i tempi di essiccamento dei colori; sfrutta la meccanica dei fluidi e la teoria del caos: anziché al pennello si affida all’effetto farfalla, convinto che piccole variazioni (colate di colore) producano, sulla condizione iniziale della tela, grandi variazioni a lungo termine nel suo sistema pittorico. Il nostro critico Flinstons, senz’altro, non utilizzerebbe il linguaggio della fisica per decodificare l’opera di Fois; ma, magari annoiato dai temi tipici della pittura rupestre, le solite fluttuanti scene di caccia, tuffandosi nelle atmosfere galattiche delle pitture di Mario Fois – perché no? -, illuminandosi d’immenso, esclamerebbe: “un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità” …!
Nei suoi ultimi lavori Fois però (con o senza Apollo 11), atterra a suon di spatola nelle tele e, se con i suoi dripping idealmente ci portava oltre i confini del sistema solare, ora pare proprio di essere di fronte ad un paesaggio marziano…cosa ne direbbe di questo il critico Flinstons? Certamente: curiosity!