Alla fine vince Cantù. Per la Dinamo la stagione finisce ai quarti
Il sogno è finito, ma il popolo del PalaSerradimigni e di tutta l’Isola è stato e sarà vicino alla Dinamo Banco di Sardegna, con più forza e calore di prima. Un pubblico correttissimo, al contrario di quello visto a “Pianella” con lancio di monetine e altri oggetti in campo, con annessi ultras indemoniati a cavalcioni delle gradinate. A Sassari, invece, è andata in scena una grande serata di sport, con migliaia di sportivi pronti a tifare fino all’ultimo tiro, ma sempre corretti e mai avari nell’applaudire le grandi giocate dei propri idoli locali, ma anche dei giocatori della squadra avversaria. E poi l’abbraccio finale, con gli uomini del Banco in lacrime a centro campo, mentre sugli spalti le bandiere e i cori di stima hanno continuato senza sosta a farsi sentire con il tipico orgoglio di ha tifato per una squadra uscita con onore dai play-off. Una sconfitta che ha le radici nelle gare giocate a Cantù con il Banco sempre ad un passo da una vittoria che non è arrivata per un tiro, per un ferro o un fallo fischiato contro.
“C’è un po’ di amarezza, per una gara in cui non siamo stati mai in partita, abbiamo fatto una fiammata mettendo il naso d’avanti poi, come in tutta questa serie, non ci dicono bene le ultime azioni”. Queste le parole di coach Meo Sacchetti in sala stampa nel post partita, per continuare nell’analisi della gara: “Il 18 a 2 iniziale è nato da Cantù sceso in campo molto bene, mentre noi abbiamo peccato di frenesia per recuperare la partita. Non siamo stati capaci di rallentare l’azione del Lenovo, cercando soluzioni migliori con passaggi e qualche fallo. Abbiamo cercato il brake, ma non ci siamo riusciti, però, per come si era messa la partita, è stato un miracolo arrivare a giocarcela fino alla fine”. Dalle parole di Sacchetti traspare tutta la delusione e l’amarezza per la sconfitta e alla domanda su come sarà il suo futuro per la prossima stagione risponde che non ha voglia di pensarci, saluta e augura buone vacanze a tutti.