Amp Tavolara: pescatori di frodo beccati in flagrante

I militari della Capitaneria di Porto di Olbia hanno scoperto due pescatori di frodo nell’Area Marina Protetta Tavolara-Punta Coda Cavallo

Nella serata di ieri (venerdì), gli uomini della Capitaneria di Porto di Olbia, in seguito ad una segnalazione relativa ad un’attività di pesca illecita, svolta nottetempo nell’Area Marina Protetta Tavolara-Punta Coda Cavallo da due individui a bordo di un gommone, sono intervenuti con una motovedetta, alla ricerca dell’unità segnalata, appostandosi in banchina a Porto San Paolo, dove, intorno alle ore 3.45, il gommone segnalato attraccava con a bordo i due pescatori di frodo ed un certo quantitativo di pescato al seguito, ritenuto frutto di una recentissima pesca subacquea. Il personale del Corpo, guidato dal tenente di Vascello Alberto Comuzzi, ha proceduto pertanto alle relative contestazioni degli illeciti a carico dei due.

Nel frangente, si è rivelata preziosa la collaborazione della locale Stazione dei Carabinieri di Porto San Paolo, al comando del maresciallo Tedde. Tenuto conto della reazione scomposta dei responsabili e dei precedenti penali a carico di uno di loro, sono stati portati in caserma per i primi accertamenti.  Nel comportamento dei due soggetti, sono state ravvisate numerose violazioni di carattere sia amministrativo, sia penale, per un totale di circa 2200euro di sanzione pecuniaria amministrativa, oltre alla denuncia all’Autorità Giudiziaria per due diversi reati, tra cui la pesca di specie protetta. Infatti, oltre a numerose cernie ed orate, già morte, è stato rinvenuto un esemplare di cicala di mare, specie protetta ai sensi della Convenzione internazionale Cites, per la cui pesca è previsto uno specifico titolo di reato. Sequestrati inoltre tutti gli attrezzi utilizzati per la pesca, tra cui quattro fucili subacquei e numerose aste, nonché il gommone appartenente ad una società di noleggio del posto, sulla cui responsabilità sono in corso ulteriori accertamenti. Il pescato, dopo una valutazione di idoneità al consumo umano da parte dell’Asl, verràdevoluto in beneficienza, mentre la cicala di mare sarà reintrodotta nel suo ambiente a cura del Consorzio di Gestione dell’Amp.

“La pesca di frodo – ricordano dalla Capitaneria di Porto di Olbia – rischia di minare l’azione di naturale ripopolamento biologico dell’Area Marina Protetta, innescata sin dall’istituzione della stessa. Tale attività criminale, praticata normalmente da non professionisti (il ceto peschereccio professionale locale è molto attento alla salvaguardia dell’ecosistema), arreca un inammissibile danno ambientale al patrimonio biologico dell’Area Marina Protetta, senza contare il fatto che il pescato di frodo è destinato ad essere venduto illegalmente a ristoranti e pescherie, scavalcando i controlli sanitari e danneggiando il lavoro dei tanti pescatori professionisti onesti. Quella di stanotte è solo l’ultimo frutto della costante collaborazione fra l’autorità marittima, l’Area Marina Protetta ed il Comando Stazione Carabinieri di Porto San Paolo nella prevenzione e repressione della pesca di frodo e dei reati ambientali, operazioni che verranno ripetute anche nel corso della stagione balneare”.

4 Giugno 2016