Analfabelfica presenta “Delirio Amoroso”
Il 2 e il 3 marzo alle ore 20.45 presso l’Auditorium della Scuola Media di via Malta sará messa in scena l’adattamento teatrale dell’opera di Alda Merini “Delirio amoroso”, un lavoro pensato e realizzato da Enrico Fauro per l’Associazione Teatrale AnalfabElfica con la partecipazione di Carla Sau e Antonio Scanu. L’iniziativa rientra nella campagna di sensibilizzazione del risparmio energetico denomincata “Percorso illuminato” promossa dall’Assessore ad Agenda 21 Locale Massimo Canu diretta dal dirigente Ing. Gian Marco Saba e coordinata dalla Referente D.ssa Nadia De Santis.
Le opere “armonizzate” insieme per questo lavoro sono due: una letteraria, “Delirio Amoroso” di Alda Merini, ed una letterario-musicale, il “Thaiss” di Massenet. Delirio amoroso: è il Diario col quale Alda Merini parla del suo lungo Calvario all’interno del manicomio, del suo abbandono, della solitudine e della proggressiva perdita di ogni affetto. La poesia e la fede gli unici due fari vivaci che la illuminano in questa sua discesa agli Inferi, scalza e profetica come le Sibille antiche.
Thaïs: è un’opera lirica in tre atti di Jules Massenet, su libretto di Louis Gallet, tratta dal romanzo omonimo di Anatole France. È la storia della conversione della cortigiana e sacerdotessa di Afrodite Thaïs. Invitata a redimersi dall’asceta Athanaël, respinge i consigli del monaco deridendolo… ma qualcosa filtra nell’ansia della sacerdotessa di rimanere giovane e bella per sempre: dopo un intenso momento di solitudine si risolve a seguire Athanaël nel deserto. In un austero luogo di preghiere e meditazioni trova la tanto cercata pace interiore, mentre il monaco Athanaël, dopo aver compiuto la sua missione, perde la pace dell’anima e si innamora della sua nuova iniziata. Thaïs morirà assorta nelle visioni del Cielo che le si spalanca, e rapita in questa ascesa spirituale, non sentirà la confessione d’amore di Athanaël.
A pochi giorni dalla Giornata della Donna, questo progetto vuole omaggiare tutte le donne col ricordo di una grande poetessa italiana scomparsa nel 2009 – Alda Merini – e ribadire, ora più che mai, che il rispetto per la dignità della donna non è un dovere ma una ricchezza, in grado di insegnarci ad essere uomini con più possibilità di superare la difficoltà di questo tempo.
Questa produzione sposa la letteratura ad un lavoro sul limite del movimento: l’interprete principale è paralizzato su una sedia a rotelle posta al di sopra di una pira funeraria. La sedia a rotelle potrebbe essere il simbolo della malattia mentale vissuta da Alda Merini come invalidità limitante, mentre la pira è un simbolo antico che, ancor prima dei roghi medievali, ci riporta a riti funerari come quello di Didone e ai sacrifici ove l’olocausto ascendeva grazie il fuoco al cielo e agli dei. Questo simbolo, unito alla storia di Thais e alla sua scalata verso la fede e alla sua morte come passaggio alla pienezza e alla liberazione da ogni catena della carne, sfocia e chiude il cerchio con quella sedia a rotelle che era il simbolo di una limitazione mentale più profonda che fisica. Perché un uomo interpreta due donne? L’attore resta un uomo: l’uomo di oggi che non ha scelta se non quella di riconoscere e ammettere finalmente il sorgere di una donna nuova, una donna degna, lungi dall’idea dell’oggetto dispensatore di piacere e natalità; un uomo che deve riconoscersi nel femminino, più che nella sua forma esteriore, nella sua forza sacrale interiore. La scelta inoltre di un interprete maschile vuole scongiurare l’equivoco che il pubblico possa legare ad una figura femminile in scena la messa in scena di Alda Merini: protagonista è solo il suo dramma universale e il suo percorso di trasfigurazione. La nudità che in Alda Merini si scinde, come sempre, in due valenze opposte: è prigionia e negazione della dignità umana “come gli ebrei svestiti nei campi di concentramento”, ma anche, all’opposto, è la libertà piena della malattia mentale. La nudità di Cristo esposta ai patimenti, nella poetessa si riveste di parole, di lettere: i segni rossi del rossetto sulla pelle bianca tracciano l’alfabeto di un vissuto troppo doloroso per rimanere nascosto e silente. In nome di questo gesto così forte, pieno di disperazione e sensualità insieme, il manifesto stesso, che è il primo contatto fra il pubblico e lo spettacolo, presenta un corpo maschile su cui è stato tracciato il nome di questa performance.
Il progetto è in linea con le iniziative di Agenda 21 Locale per la sensibilizzazione al risparmio energetico. Le scenografie sono realizzate con materiali di riciclo, non solo per una ragione ecologica, ma con preciso intento attualizzante: i simboli sono antichissimi, ma ricomposti nel nostro presente e con le forme familiari che fanno parte della nostra epoca. L’illuminazione è volutamente suadente, velata, calda e per fare questo l’AnalfabElfica si preoccupa di utilizzare solo lampadine a risparmio energetico, lanciando una proposta: quella di poter fare spettacolo e cultura in una maniera sostenibile. Inoltre vi sarà l’esposizione di un abito teatrale in sala, interamente realizzato con materiali riciclati, dedicato all’evocazione della sacerdotessa alessandrina Thais.
L’ideazione e la realizzazione del progetto sono di Enrico Fauro, presidente dell’AnalfabElfica. Lo spettacolo è previsto per sabato 2 e domenica 3 marzo, alle ore 20.45 presso l’Auditorium delle Scuole Medie di via Malta.