Appalti e corruzione: arresti in Sardegna e in Emilia

Agli arresti domiciliari sono finiti, con riferimento all’epoca dei fatti, l'allora amministratore unico di un ente pubblico sardo, il dirigente di riferimento di un consorzio di cooperative con sede a Bologna, l’amministratore di una società cooperativa di Forlì facente parte del consorzio, un ingegnere e un intermediario.

Questa mattina, 3 ottobre, il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Cagliari, con la collaborazione di altri reparti del Corpo, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Cagliari, nelle province di Cagliari, Nuoro, Forlí e Modena. Le indagini, condotte sotto la direzione della procura della repubblica di Cagliari, hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario per la ricostruzione di un episodio di corruzione relativo a un atto contrario ai doveri d’ufficio. Destinatari del provvedimento restrittivo degli arresti domiciliari, sono, con riferimento all’epoca dei fatti,  l’allora amministratore unico di un ente pubblico sardo, il dirigente di riferimento di un consorzio di cooperative con sede a Bologna, l’amministratore di una società cooperativa di Forlì facente parte del consorzio, un ingegnere e un intermediario. I cinque sono finiti in manette con l’accusa di corruzione.

L’operazione condotta dalle Fiamme Gialle ha consentito di accertare che, in relazione alla procedura di gara per la progettazione e l’esecuzione di un impianto di produzione di energia rinnovabile solare in un’area industriale in provincia di Nuoro, per un importo complessivo a base d’asta di 9,5 milioni di euro, – la cui “turbativa può essere desunta dalle modalità di indizione del bando di gara e dagli incontri tra gli odierni indagati” , come scritto nell’ordinanza del gip –, “è stata provata in modo certo la corresponsione di una tangente” di 89.000 euro, destinata all’ex presidente dell’Ente pubblico sardo, a titolo di “compenso” per il buon esito dell’affare illecito.

Le attivita’ investigative, operate anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche nonché l’acquisizione di documenti e di dichiarazione rese da testimoni, hanno fatto emergere che il pagamento della prima tranche della tangente, a fronte della promessa di una somma di 135.000 euro, sarebbe stata spartita tra l’ex amministratore pubblico, un professionista – prestatosi a fatturare una fittizia prestazione professionale nei confronti della società cooperativa, per giustificare l’illecito passaggio di denaro – ed un intermediario, che ha ricoperto un ruolo determinante all’interno del sodalizio criminoso, in quanto è risultato essere il trait d’union tra il dirigente del consorzio e l’amministratore della società consorziata, necessario per far poi veicolare la tangente.

 

3 Ottobre 2017