“La lingua del catalano di Alghero sullo stesso piano della lingua sarda”
L'opinione di Giancarlo Ballone
Caro Direttore, il ventisette luglio nello storico municipio di Alghero c’è stata una conferenza sulla recente legge regionale (numero 22) sulla lingua sarda e sul catalano di Alghero approvata il tre luglio di quest’anno. Per la prima volta la lingua della nostra città è stata messa sullo stesso piano di quella sarda, mentre prima nella precedente legge regionale era collocata in una posizione marginale. L’attuale legge parla anche dell’insegnamento della lingua algherese, quell’insegnamento che finora è affidato alla buona volontà e agli sforzi delle associazioni culturali della mia città, quelle che hanno da sempre cercato di salvaguardare la lingua e di sensibilizzare la gente sulla nostra identità linguistica e sulle nostre tradizioni.
Vorrei dire ai miei concittadini di avere un po’ di sensibilità per la nostra storia, di essere più presenti e di partecipare a occasioni come questa per far sentire che esiste un popolo che vuole che sia difesa la sua lingua materna, e per far sì che queste associazioni sentano la vicinanza della gente (qui tristesa veure poca gent).Mi rivolgo innanzi tutto a quelli di madrelingua e a coloro che amano questa città. E’ stata una conferenza molto interessante e mai avrei pensato che il nostro concittadino Marco Tedde consigliere regionale prendesse così a cuore l’impegno di salvaguardare la nostra parlata per darle giuridicamente la stessa dignità di quella sarda e poterne consentire l’insegnamento, coinvolgendo anche l’altro consigliere regionale algherese Raimondo Cacciotto, che fa parte della maggioranza, per poter, come ha detto Marco Tedde, lavorare su questo tema in sintonia. Ringrazio i nostri due consiglieri per avere avuto l’accortezza di consultarsi con le associazioni, così hanno raggiunto con un lavoro di squadra il fine che si erano prefissi, portando a casa un risultato che pone le basi per dare nuove possibilità alla nostra parlata.
La nostra lingua scritta, inoltre, è già codificata, mentre per quella sarda devono ancora mettersi d’accordo su come scriverla. Dunque siamo avvantaggiati. Comunque durante la vivace conferenza riflettevo sulla mia gente che stimo per il suo buon carattere e disponibilità benché abbia anche i suoi difetti, come ogni popolo, ma che mi delude quando vedo che non parla l’algherese coi figli o quando smette subito di farne uso se sente parlare in italiano. E se qualcuno tenta di far notare che la colpa è nostra (io sono uno di questi) se i giovani non parlano più l’algherese, ti rimproverano definendoti ‘fanatico’, non capiscono che non è fanatismo ma solo amore per la lingua. Gli algheresi sono ancora influenzati da quello che la scuola un tempo inculcava, di parlare in italiano, altrimenti si confondeva la mente, questo era il dire degli insegnanti degli anni cinquanta.
Comunque c’è bisogno che le persone che hanno conoscenza della nostra lingua si impegnino, siano partecipi a tutto ciò che riguarda la nostra città, non lasciando sole le associazioni in questa lotta, ma dando loro il sostegno di noi tutti, altrimenti rischiamo che queste benemerite associazioni senza volerlo diventino caste. Rischiamo veramente che la nostra particolare identità venga assorbita da altre culture. Nell’ultimo festival del cinema alle premiazioni degli autori nella sala congressi di S. Francesco era presente il sindaco di Sassari e non quello di Alghero e a me dava l’impressione che l’idea dell’area metropolitana faceva sentire i suoi effetti, come se Alghero fosse già un quartiere satellite di Sassari per cui non aveva bisogno di essere rappresentata da un suo sindaco. Lo salut Director