«Brancaleone a Fiumesanto»
L'opinione di Franco Peana - Settore Elettrico Uiltec-UIL
A 2 anni circa dalla cacciata dal territorio della multinazionale EON, sulla base del silenzio mediatico calato sugli organi di informazione in ordine alla Centrale di Fiumesanto, parrebbe che il problema fossero i tedeschi e non l’impianto. In realtà 2 anni, con la complicità di alcuni sindacati sfilatisi, dalla battaglia che impedì a suo tempo 120 licenziamenti, sono serviti al nuovo proprietario, la multinazionale Ceca EP, a sedare gli animi accesi, anestetizzare i lavoratori impauriti, spargere gratifiche “opportune” ed emarginare le voci dissenzienti.
Per il resto l’obbiettivo resta gestire la centrale termoelettrica giorno per giorno. Tutto questo lavoro chiaramente ha distolto “il proprietario” da quello che dovrebbe essere il suo compito principale, curare l’impianto nella sicurezza degli addetti e dell’ambiente, curare l’impianto per assicurarne la vita produttiva, programmare gli investimenti e le attività per gli anni a venire (chiamasi “piano industriale”). Oggi dopo 2 anni di concertazioni misteriose e carbonare, l’organizzazione interna del lavoro continua a non funzionare, con grave pregiudizio per la sicurezza umana , ed ogni giorno si cambia : oggi tutti a nord, domani tutti a sud, in un vortice di confusione ed approssimazione che pare interpretare davvero “brancaleone alle crociate”.
I lavoratori spauriti, intimoriti, scoraggiati seguono sconfortati una ruota che pare cammini per inerzia ,sperando che non si manifesti una nuova crisi gestionale che porti l’azienda a minacciare nuove epurazioni. L’azienda non fa parola di piano industriale, niente piano di investimenti, niente innovazioni tecnologiche, assenza di confronto serio con le parti sociali, poche e confuse notizie sui piani di bonifica e dismissione dei gruppi 1/2, che alcuni “rumors” darebbero da abbattersi con la dinamite (?), dei piani di disinquinamento delle aree contaminate dagli incidenti della precedente EON, non si parla.
Nelle poche e ultimissime apparizioni dell’azienda , parrebbe abbia fatto presente che il problema serio, sia solo la sovra produzione di gesso, che nessuno vuole acquistare, ci verrebbe spontaneo suggerire di farne statuette e souvenir, ma i in realtà i problemi sono ben altri. Essa cerca gli interlocutori “più morbidi”, quelli che non fanno troppe domande, per assicurarsi questo stato di soporifero “andare avanti a vista in balia delle correnti”. Riteniamo pertanto opportuno che i Sindaci del territorio, gli enti locali, le amministrazioni del territorio, la regione in primis e gli organi di informazione, non facciano più sconti ad EP, per riportarla alle proprie più stringenti responsabilità allo stesso modo di come avvenne con i tedeschi di EON.
Non c’è più tempo da perdere, EP, si trova in Sardegna e deve rispondere alle regole che in questa regione ed in questo stato si applicano. Come accadde allora con EON, oggi con EP vogliamo mettere in guardia la popolazione dai rischi che, come allora “purtroppo” avemmo ragione in tutto, possano occorrere quando non si tenga sotto controllo quelle multinazionali che hanno nel DNA, l’interesse principale a spremere la macchina e poi fuggire, lasciando solo rottami.