Campagna di vaccinazione contro la blue tongue
Ecco il Bilancio del Dipartimento di Prevenzione Servizio Sanità Animale della Asl Sassari
In occasione del convegno sulla Blue Tongue svoltosi questa mattina a Sassari presso il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Sassari, il Servizio di Sanità Animale della Asl di Sassari, ha illustrato i dati definitivi dell’epidemia per Febbre Catarrale degli Ovini nel 2013. Secondo i dati forniti dal Dipartimento di Prevenzione, erano presenti il direttore Francesco Sgarangella e Daniela Marongiu, il virus sierotipo BTV1 ha interessato nel territorio di competenza della Asl di Sassari 1.344 aziende ovine su un totale di 3.000 aziende presenti. Sono stati interessati dai focolaio oltre 440.000 capi coinvolti. L’epidemia ha provocato nel 2013 la morte di oltre 26.000 capi e importanti danni indiretti in particolare sulla sfera riproduttiva. Per quanto riguarda la campagna di vaccinazione per il 2014, la Asl di Sassari è stata incaricata dalla Regione ad effettuare l’acquisto dei presidi vaccinali per tutta la Sardegna. L’Azienda Sanitaria ha proceduto quindi all’acquisto dei vaccini siero tipo BTV1, le cui prime 2.300.000 dosi sono state consegnate a partire dalla 1° settimana di aprile. Nei prossimi giorni è previsto l’arrivo del 3° lotto e quindi a seguire del 4°ed ultimo lotto per un totale 3.700.000 dosi. Inoltre, sono in arrivo anche 1.300.000 dosi dei sierotipi 2/4 per fronteggiare eventuali emergenze . La campagna di vaccinazione nella Asl di Sassari è attualmente in corso secondo le indicazioni e la strategia prevista nel protocollo redatto dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale, Centro di Referenza Nazionale di Teramo, Ministero della Salute sulla base delle conclusioni dell’Unità di Crisi Regionale. Le prime operazioni della profilassi hanno interessato già dal mese di febbraio la zona del Distretto di Alghero, considerata a maggior rischio di epidemia, in quanto non interessata dagli eventi del 2013. In particolare le azioni sanitarie hanno interessato i comuni di Bonorva, Giave, Cossoine, Pozzomaggiore, e quindi del Mejlogu, sia per proteggere i capi sensibili , sia per mettere in sicurezza l’area di Villanova Monteleone e garantire la vendita di centinaia di bovini. La profilassi ha coinvolto anche altre zone della provincia di Sassari a maggior rischio, in particolare il Distretto di Ozieri, Goceano, la Nurra e l’Anglona. Ad oggi sono state interessate dalla vaccinazione un totale di 1700 aziende ovine su circa 3000 presenti nella Asl di Sassari con una percentuale del 56%, mentre gli interventi vaccinali sono stati oltre 780.000 su circa 1.400.000 previsti ( 55.71%). L’ottima performance del servizio è stata favorita sia dalle importanti risorse messe a disposizione dalla Direzione Aziendale della ASL di Sassari, sia dalla professionalità e impegno messo in campo dai veterinari e personale tecnico e amministrativo nonché dalla collaborazione e disponibilità degli allevatori e delle loro Associazioni di Categoria che stanno supportando tale attività. “L’obiettivo” ha detto il Direttore del Dipartimento di Prevenzione, dott.Franco Sgarangella, “è quello di raggiungere prima del mese di agosto una copertura immunitaria di almeno l’80% del patrimonio sensibile per evitare una nuova devastante epidemia”. Il Servizio di Sanità Animale ha rassicurato che “il vaccino utilizzato è un monovalente BTV1 ,spento e quindi innocuo ma efficace che necessità di un richiamo”. Quindi le raccomandazioni sulla necessità di ricorrere all’attività di profilassi: “Alla base di un’efficace azione di prevenzione contro la blue tongue è necessario agire contro i due nemici: l’insetto vettore con la profilassi diretta a carico di allevatori e enti pubblici e la profilassi indiretta con la vaccinazione”. “Le condizioni meteo-climatiche purtroppo sono favorevoli anche quest’anno ad un importante sviluppo degli insetti vettori” ha ribadito Sgarangella “e quindi c’è il rischio di una possibile epidemia, se non si mettono in campo tutte le opportune misure di profilassi. E’ fondamentale che non ci siano zone scoperte dalla profilassi perché ciò potrebbe provocare una rottura immunitaria con la conseguente diffusione del virus che rischierebbe di vanificare l’enorme lavoro dei veterinari e degli allevatori”.