Candelieri patrimonio dell’Unesco, le dichiarazioni di Gianfranco Ganau

La Rete italiana delle grandi macchine a spalla è Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. A sancirlo è stato l’ottavo Comitato intergovernativo dell’Unesco, in corso di svolgimento a Baku (Azerbaijan). I Gigli di Nola, la Varia di Palmi, i Candelieri di Sassari e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, per effetto della decisione assunta oggi dal Committee dell’organizzazione delle Nazioni Unite, sono dunque entrati a far parte del “tesoro” culturale tutelato a livello mondiale. L’ufficialità è arrivata al termine di una solenne cerimonia, che si è svolta alla presenza di delegazioni provenienti dai cinque continenti e che ha destato fortissima emozione nel momento della proclamazione per il nostro Paese.

Un lungo applauso ha sottolineato la decisione del Committee intergovernativo, preceduta dagli interventi dell’ambasciatore d’Italia in Azerbaijan, Giampaolo Cutillo, e di Patrizia Nardi, coordinatrice della Rete italiana delle grandi macchine a spalla e responsabile del progetto di candidatura. Alla riunione del Comitato intergovernativo di Baku era altresì presente la funzionaria dell’ufficio Patrimonio Unesco del Ministero dei Beni e delle attività culturali, Stefania Baldinotti. Ad affiancare i vertici dell’organismo del nostro Paese sono stati i rappresentanti istituzionali di quasi tutti i territori interessati, oltre alle delegazioni delle quattro comunità locali, che hanno partecipato a un evento dalle forme rigorose, ma caratterizzato anche da un clima di cordialità, capace di esprimere una delle principali finalità dell’Unesco: favorire, attraverso la cultura, il dialogo e il pacifico confronto tra i popoli.

L’intuizione della Rete, la prima costituita con queste finalità su base nazionale, è stata particolarmente apprezzata dalla Commissione che ha indicato questa esperienza come modello da seguire per le future candidature Unesco. Con il successo straordinario ottenuto quest’oggi a Baku giunge a compimento un processo avviato nel 2005 con l’ambizioso progetto di Patrizia Nardi, fondato sulla valorizzazione e messa a sistema delle comunità delle grandi macchine a spalla italiane: patrimonio inestimabile da salvaguardare, perché rilevante non solo sotto il profilo culturale, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale. I Gigli, la Varia, i Candelieri e la Macchina di Santa Rosa sono infatti espressione della profonda spiritualità di quattro comunità che, attraverso la devozione religiosa, rinnovano la propria coesione sociale e il proprio senso di identità.

La proposta di candidatura della Rete fu validata nel 2011 dall’ufficio Patrimonio Unesco del ministero dei Beni e delle attività culturali, che istruì la pratica, e l’anno seguente fu l’unica indicata dalla Commissione nazionale italiana per l’Unesco alla selezione degli organi internazionali. Dopo la conferma del presidente della Commissione (“Approved!”) e il colpo di maglio, si è assistito a scene di grande gioia all’interno del salone del lussuoso albergo di Baku scelto dall’Unesco, con il lungo e commosso abbraccio tra i rappresentanti di Nola, Palmi, Sassari e Viterbo. E contemporaneamente i festeggiamenti sono iniziati nelle quattro città che da oggi custodiscono un Patrimonio dell’Umanità.

Grande la soddisfazione espressa dal Sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, in Azerbaijan come membro della delegazione ufficiale del Ministero degli Esteri ai lavori dell’Ottava Commissione Intergovernativa Unesco: “Sono pienamente soddisfatto per questo risultato, che è un fatto straordinario e che premia la serietà del lavoro svolto e l’impegno profuso in tutti questi anni. È stata una fase straordinaria, in cui abbiamo operato sinergicamente con le altre tre città coinvolte nel progetto, Nola, Palmi e Viterbo. Un processo cominciato con la costituzione della Rete delle grandi macchine a spalla, proseguito con la sottoscrizione del protocollo d’intesa e suggellato con la candidatura che oggi è stata coronata dal riconoscimento ufficiale dell’Unesco. Le nostre città e le nostre amministrazioni hanno dimostrato di essere vicine e di saper lavorare assieme per valorizzare storie e tradizioni profondamente simili. Adesso abbiamo il compito di mantenere e promuovere questo riconoscimento dell’Unesco che favorirà certamente la crescita delle nostre comunità”.

4 Dicembre 2013