Cappellacci: appello di non belligeranza
“Dopo i tragici eventi avvenuti nella capitale, riecheggiano sui media parole come responsabilità, dialogo, unità e altre espressioni che di solito accompagnano queste situazioni di sgomento e difficoltà. Affinché queste non appaiano come formule di rito della politica per “metabolizzare” l’accaduto, una scorciatoia o un pretesto per porre in essere strategie tutte interne al palazzo, occorre una riflessione seria, sincera, schietta, che rimanda alle ragioni più profonde dell’impegno di ciascuno al servizio della collettività.
L’alternativa non può essere tra i fautori del compromesso esasperato e coloro i quali sembrano avere come priorità la salvaguardia della purezza della propria formazione politica da quelle che vengono raffigurate quasi come pericolose contaminazioni. Queste sono due facce della stessa medaglia: quella di una democrazia bloccata in un’eterna contesa del consenso, che nella perversa logica della delegittimazione reciproca e della strenua conservazione di vecchie dinamiche rendite e di posizione, risulta svuotata della propria sostanza e diventa “altro” rispetto alla società che dovrebbe rappresentare. Una democrazia senza il “demos” non è definibile tale. Il coraggio oggi non è nel compromesso a tutti i costi né nella barricata fine a sé stessa. Non è annullando le differenze o rimarcandole ad ogni piè sospinto che si fa l’interesse della collettività.
Vi è un’altra via: nel rispetto dei ruoli di ciascuno, delle differenti appartenenze partitiche, di categoria e generazionali, bisogna non venire mai meno a quel dovere del confronto e del dialogo che rappresenta il funzionamento fisiologico della democrazia e la manifestazione di una politica che è intenta a parlare del vissuto quotidiano dei cittadini anziché di sé stessa. Il confronto sia anche aspro, acceso, appassionato, ma non venga mai meno. E, se l’occasione di rimarcare le differenze non manca mai, occorre non perdere di vista quelle situazioni in cui l’interesse della collettività deve prevalere sulla bandiera della fazione politica. Chi ha convinzioni forti, solide e radicate non teme il confronto né teme che la propria identità, ben riconoscibile possa risultare in qualche modo annacquata. L’appello è pertanto quello ad alzare da subito, cogliendo l’occasione della discussione sulla legge Finanziaria, il livello della dialettica e di focalizzare l’attenzione su coloro i quali incontriamo nella vita di tutti i giorni, dal genitore all’imprenditore, dallo studente al lavoratore, dal precario al disoccupato etc. Devono avere la percezione concreta che la politica si stia adoperando per loro, che stia parlando di loro e che non sia qualcosa di diverso dalla società che rappresenta”.