Cappellacci, il centrodestra e il libro dei sogni
La Sardegna affonda, colpita da una profonda recessione che non ha mai toccato un punto così basso come in questi ultimi anni di governo del centrodestra, e il Presidente della Regione passeggia sulle ceneri dell’economia dell’isola e delle famiglie promettendo loro cose impossibili, quasi a voler vendere il libro dei sogni, invece di occuparsi con serietà e concretezza dello sviluppo di quelle politiche reali, volte ad accrescere la competitività dei settori produttivi e di quello economico in generale. Cappellacci cerca di lavarsi la coscienza di questi quattro anni di fallimenti del suo governo, cercando di coinvolgere nella manifestazione a Roma da lui organizzata, le parti sociali e politiche. Pagliacciate a cui non intendiamo partecipare e che non sono diverse da quelle che quotidianamente mette in piedi il suo rivale Mauro Pili.
Dal recente rapporto di Bankitalia apprendiamo che dal 2012 ad oggi il PIL è nuovamente calato del 2,8%, con la registrazione dei valori in calo per le industrie, i servizi, il turismo. Il tasso di disoccupazione ha oggi raggiunto livelli record: le imprese stanno privilegiando i contratti a tempo e le posizioni part-time, il tasso di disoccupazione dei giovani, poi, in particolare per la fascia di età tra i 15 e i 34 anni, è aumentato dal 24,8 al 29,1%. Di ciò il Presidente della Regione non si preoccupa, è interessato a curare la sua immagine e poco importa se è condita di cinismo elettorale. E’ solo preoccupato della sua personale campagna elettorale e non gli importa di utilizzare la disperazione della gente, con promesse che sappiamo bene essere impossibili.
Per quanto attiene la Zona Franca, Cappellacci innanzitutto venga in Consiglio Regionale a riferire come intende realizzarla e, in quella occasione, ci spieghi anche perché finora non ha messo in atto le misure che avrebbero permesso alle imprese di avvalersi della fiscalità di vantaggio. Per questo non ha trovato il tempo, no! Avrebbe dovuto delimitare i confini dei punti franchi che avrebbero portato significativi vantaggi alle imprese. Anziché agitar demagogicamente e a fini elettoralistici cose che sa bene sono irrealizzabili, quindi, dovrebbe preoccuparsi di avere e costruire anche un rapporto corretto con la Presidenza del Consiglio e non agitarsi in un rivendicazionismo con i pantaloncini corti.