“Caro Sindaco, c’è un povero tombino disperato fronte porto”

Raffaele Cadinu scrive una lettera aperta al primo cittadino di Alghero

Quale ambasciatore, anticipandoLe che, come dice il detto, non porta pena, Le riporto le lamentele di chi non può parlare, di chi è stato lasciato volontariamente in solitudine, con disprezzo della ragione e con la certezza che tale solitudine divenga a breve un profondo baratro. Non è stato un aiuto quello di rendere evidente a tutti la tristezza dell’abulia, quella emersa nell’illustrare impudentemente che quanto da porre rimedio è in corso ma mai iniziato, soprattutto se dall’ipotetico inizio del rimedio siano trascorsi più tre mesi di sconforto, io azzarderei anche di pura disperazione ad ogni singolo passaggio, che evidenzia che quanto illustrato per iscritto è solo una presa in giro.

Tutti hanno capito che tale situazione sia lo specchio del complessivo, e che ciò che è indicato come in corso, sia invece la effettiva condizione di generale inerzia statica (scusi l’ossimoro)  di chi vi deve porre rimedio. Perciò riporto la voce di chi non può protestare, poiché privo di parola, ma non per questo non bisognoso di attenzioni. Io a dire il vero propenderei invece per dare un po’ di sostegno materiale al poveretto per non farlo sprofondare, poiché nel baratro poi possono cadere tutti, Lei compreso, se non sta attento anche mentre passeggia.

Così, quale umilissimo portavoce di chi è stato lasciato alla mercé delle intemperie, alle imprecazioni di chi non vuole capire, alle proteste di chi c’è caduto, Le chiedo di sistemare la cosa quanto prima, almeno per sottrarre, a questo povero tombino disperato fronte porto, le imprecazioni di chi è costretto a deviarlo, cosciente, Le posso assicurare, che non ha colpa alcuna se non quella di essere stato installato con imperizia, e lasciato infine tre mesi con il cartello di lavori in corso, come una gogna, in una delle arterie più pregevoli della città.

Raffaele Cadinu, 29 Aprile 2020