Case Popolari: la Giunta Regionale approva la riforma di Area
La riforma Area su proposta dell'assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda è stata approvata della Giunta e sarà chiamata Ares: meno costi e più competenze.
Con la nuova Ares meno costi e più competenze Una struttura più snella ed efficiente, con una mission ampliata e dai costi ridotti di un terzo: la riforma di Area, che d’ora in poi si chiamerà Ares, è stata approvata oggi dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda. Il disegno di legge dev’essere ora approvato dal Consiglio regionale. L’istituzione di Ares è l’evoluzione della più recente AREA (Azienda regionale per l’edilizia abitativa) a nove anni dall’ultima riforma. Si tratta di un provvedimento legislativo più organico e articolato, che vuole valorizzare il ruolo della Regione in tema di intervento abitativo e sociale pubblico. Fra le principali novità c’è l’abolizione del consiglio d’amministrazione, nel solco del referendum popolare del 2012.
Sarà dunque nominato un amministratore unico, pagato come un direttore generale e con diritto al premio stabilito attraverso parametri fissati dalla Giunta. Sarà poi istituito il Cres, il Comitato Regionale per l’edilizia sociale, costituito da nove amministratori locali scelti fra quelli già in carica nei paesi dove l’incidenza delle case popolari sul patrimonio immobiliare è più alta: tre saranno scelti dalla Giunta, gli altri sei dal Consiglio. Per la prima volta, dunque, è stata trovata una formula che consente la partecipazione degli enti locali a costi assolutamente contenuti: l’Amministratore Unico curerà la gestione, mentre gli amministratori locali definiranno le scelte programmatiche.
Ci sarà un’unica direzione generale e saranno eliminati i distretti, eredità dei vecchi IACP, che saranno sostituiti da servizi territoriali. Ultima novità, il fatto che finora l’agenzia per l’edilizia abitativa gestiva solo patrimonio immobiliare, mentre, d’ora in poi, potrà occuparsi anche delle infrastrutture che la Regione deciderà di includere nel proprio patrimonio, avviando così il percorso per l’eventuale gestione, a condizioni economiche verificate e sostenibili, del patrimonio infrastrutturale attualmente detenuto da articolazioni dell’Amministrazione statale