Cassazione: “Il sardo è una lingua, si può chiedere interprete durante il processo”

“Il sardo non può considerarsi mero dialetto, ma costituisce patrimonio di una minoranza linguistica riconosciuta dalla legge, e come tale è lecito chiedere, in ogni procedimento pubblico, sia esso di natura amministrativa o giudiziaria, penale o civile, di essere interrogato o esaminato nella madrelingua”. A sottolinearlo la Cassazione che ricorda come in tal senso si è pronunciata la Consulta nel ’92 e c’è la legge 482 del ’99 che, rifacendosi all’articolo 6 della Costituzione, tutela lingua e cultura delle minoranze. I giudici della quarta sezione penale inoltre ricordano che il cittadino italiano appartenente a una minoranza linguistica riconosciuta, ha anche diritto a “vedere redigere il verbale nella madrelingua. Ha altresì il diritto di ricevere tradotti nella predetta lingua, a pena di nullità, gli atti del procedimento a lui indirizzati successivamente alla corrispondente richiesta dallo stesso “.

Bisogna dimostrare la residenza in un comune interessato. I giudici hanno però respinto la richiesta dell’indipendentista Salvatore Meloni, noto come ‘Doddore’, di invalidare la decisione di negargli il patrocinio a spese dello Stato per il “mancato utilizzo nel processo del dialetto sardo campidanese”. La richiesta è stata respinta per una questione procedurale. La Cassazione infatti ha precisato che “al fine di rivendicare il diritto all’applicazione delle disposizioni dettate a tutela delle minoranze linguistiche storiche, il richiedente è tenuto a fornire la prova delle formale inclusione del territorio in cui lo stesso risiede tra quelli espressamente individuati nei provvedimenti amministrativi provinciali o comunali”. Nel caso in esame infatti agli atti non era stata allegata la deliberazione del Consiglio provinciale di Oristano “al fine di verificare l’effettiva inclusione del comune di Terralba nell’ambito territoriale interessato dalle prerogative di tutela”.

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13 Dicembre 2014