Consiglio regionale: Doppia preferenza di genere bocciata: l’aula insorge
Un muro di gomma, voto segreto proposto da Mario Diana nel suo emendamento (Sardegna è già domani). Si torna alla legge elettorale a statuto ordinario, voti favorevoli 40, contrari 34. Nell’ombra del voto segreto si consuma una delle pagine più ombrose della politica sarda. Bocciata la doppia preferenza di genere e il consiglio regionale si infiamma. Bagarre in aula, sospensioni e polemiche al vetriolo. Si chiude cosi una delle possibilità per la Sardegna di cambiare pagina, di dare una sferzata al sistema elettorale e di poter contare sul contributo delle donne secondo quella parità di genere tanto attesa. Accuse pesanti sono state lanciate sulla questione del voto segreto, dietro al quale si nascondono veti e posizioni palesemente contrarie all’adozione di figure femminili in consiglio. La foresta diventa invivibile quando ci sono troppi capi branco e sta succedendo proprio questo.
“Annunciamo battaglia e chiederemo il referendum raccogliendo firme”, promettono Simona De Francisci (assessore alla Sanità), Rosanna Floris, Gabriella Greco, Lina Lunesu e Alessandra Zedda (assessore al Bilancio). L’hanno chiamata inciviltà, regressione, conservatoria, perchè è di questo che stiamo parlando. Lamentiamo tanto uno stallo nella politica e poi lo sbarramento è stato netto e dissidente. A nulla sono serviti i commenti a freddo della presidente del Consiglio e persino del presidente Cappellacci. Una possibilità di modernizzazione e di criteri democratici per meriti negata anche questa volta, lo sanno bene e l’hanno ribadito, ma resta un dato di fatto, che è ancora una volta legato a logiche di sopravvivenza politica lontane dalla democrazia e dal buon senso. Il timore è che questo fatto preannunci una campagna elettorale frutto di logiche preistoriche che nulla hanno a che vedere con quella volontà di rinnovamento e spinta in avanti di cui la Sardegna ha davvero bisogno.