Conto alla rovescia per la sentenza di Berlusconi
Le possibilità messe in gioco dalla sentenza per Silvio Berlusconi sono diverse e variabili. Cerchiamo di analizzarle: l’ok della Cassazione alla richiesta del pg. Nel caso in cui la Cassazione decidesse di rimodulare la pena accessoria, l’interdizione dai pubblici uffici scatterebbe subito dopo il via libera dell’aula del Senato al parere della Giunta per le autorizzazioni. Il Premier decadrebbe dal ruolo di parlamentare e potrebbe ritornare a ricandidarsi o a ricoprire una carica pubblica solo dopo il 2016, trascorsi i tre anni dell’interdizione. Applicazione immediata, invece, della pena di 4 anni (3 anni coperti dall’indulto, un anno con le opzioni degli arresti domiciliari o dei servizi sociali).
Altra possibilità l’ok della Cassazione a rimodulazione, ma rinvio in appello. Nel caso in cui la Suprema Corte dovesse decidere di accogliere la richiesta del pg sulla rideterminazione dell’interdizione, affidando però il compito alla Corte d’appello di Milano, si allungherebbero i tempi e Berlusconi potrebbe continuare a svolgere il suo ruolo da parlamentare fino alla nuova decisione. Non cambia la situazione per quanto riguarda la pena dei 4 anni, se la Cassazione dovesse decidere di confermare l’impianto emerso nei primi due gradi di giudizio.
Ma di variabili ce ne sono tante e per ora nessuno fa ipotesi anche se le indiscrezioni sono tante e sono molteplici. I giudici della sezione feriale potrebbero confermare la condanna d’appello per l’ex premier: 4 anni di reclusione (tre coperti dall’indulto, ndr) con l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Altra strada è quella che la Cassazione annulli in toto la sentenza impugnata e assolva l’ex premier. Ulteriore decisione possibile è quella di un appello bis: in quel caso, la Suprema Corte dovrebbe accogliere qualche rilievo tecnico sollevato dalla difesa del Cavaliere. In questo caso sarebbe la Corte d’appello di Milano, cui verrebbe rinviato il caso, a prendere atto dell’avvenuta prescrizione per una parte del reato di frode fiscale contestato all’ex presidente del Consiglio.