Da Siniscola a Manaus, passando per Parigi: la storia di Sirigu, il portiere sardo con le mani grandi
E pensare che Walterino - così lo chiamavano a Palermo nel 2009 quando, proprio con Zenga allenatore, ha esordito in Serie A- neanche ci doveva andare, in Brasile.
«Non sappiamo se Gigi ce la fa. Tu dormi tranquillo, so che sei pronto». Facile, no? D’altronde è questa l’eterna condanna del numero 12: niente responsabilità, sonni tranquilli, panchina comoda. E questo sembrava il destino mondiale di Salvatore Sirigu, nato a Nuoro il 12 gennaio 1987 e cresciuto a Siniscola: non proprio una vacanza a Copacabana, certo, ma una tranquilla, forse irripetibile, esperienza di vita e di calcio sotto il sole brasiliano, protetto – e oscurato – dall’ombra del numero uno dei numeri uno, Gigi Buffon. Quindi, Sirigu, aveva solo una cosa da fare: tenersi caldo incitando i compagni. In fin dei conti lo sapeva anche lui che le possibilità di giocare anche solo un minuto sarebbero state prossime allo zero. E forse era meglio così, per tutti. Quanto è scivolosa la palla, quanto larga la porta, con tutti quegli spettatori, con tutti quei commissari tecnici cinici e severi: tutti pronti a giudicarti, criticarti, distruggerti. E invece ti tocca, Sirigu. Perché a Buffon, il numero uno dei numeri uno, fa male una caviglia. Quindi dormi tranquillo, anche se domani giochi tu.
E pensare che Walterino – così lo chiamavano a Palermo nel 2009 quando, proprio con Zenga allenatore, ha esordito in Serie A- neanche ci doveva andare, in Brasile. Una botta ad una costola, rimediata in allenamento, faceva scalpitare Mirante a pochi giorni dalla partenza. Sirigu, da buon sardo, ha stretto i denti e sull’aereo per Rio de Janeiro c’è salito lo stesso. Del resto, a soffrire deve aver imparato da ragazzino, nelle giovanili: Posada, Siniscola, poi Puri e Forti di Nuoro: gioca attaccante, ma una leggera forma d’asma spinge genitori e allenatore a confinarlo tra i pali, ché aveva «le mani grandi». Nel 2002, come tutti gli aspiranti calciatori sardi, si sottopone al fatidico provino col Cagliari. Scartato. «A quell’età ci sta» dice lui, oggi. Allora lo prende il Venezia, squadra con cui completa la trafila giovanile. Nel 2005, a 18 anni, si trasferisce a Palermo: gioca titolare con la Primavera ed è il terzo portiere della squadra titolare. Riesce a strappare una presenza in Coppa Italia ed una in Coppa Uefa. Nel 2007 va in prestito alla Cremonese: «Sarà il portiere dei prossimi dieci, quindici anni» sentenzia Mondonico, suo allenatore. La stagione successiva difende la porta dell’Ancona, in Serie B, per poi tornare a Palermo nel 2009, alla corte di Walter Zenga. Il titolare è Rubinho, ma Zenga non impiega molto a notare le qualità del ragazzo: alla sesta giornata, all’Olimpico contro la Lazio, Sirigu parte titolare. La partita finisce 1 a 1 grazie anche, e soprattutto, alle sue mani grandi.
Durante le due stagioni in Sicilia, Sirigu si afferma come uno dei migliori portieri italiani. Non la pensa così Zamparini che, parlando delle doti tecniche del portiere, dice: «Per farlo uscire bisogna prenderlo a calci in culo». Nel frattempo, però, arriva la prima convocazione in nazionale. Nell’estate del 2011 Leonardo, che sta allestendo un Paris Saint-Germain stellare per lo sceicco Al-Khelaifi, decide di affidare la porta proprio al giovane sardo. «Quando Leonardo mi ha telefonato per chiedermi di Sirigu ho stappato lo champagne» dirà sempre Zamparini. Contento lui. Lo vende per 3,9 milioni di euro. Spiccioli, per uno sceicco. Da Siniscola a Parigi, la parabola del portiere per caso può dirsi arrivata all’apice. O quasi. Col Psg, Sirigu vince 2 Campionati francesi, 1 Coppa di Lega francese e 1 Supercoppa. E, soprattutto, gioca regolarmente in Champions League. In Francia si ambienta subito, impara rapidamente il francese. In un ristorante conosce Camille, attrice e sua attuale compagna. Ama la storia, l’arte e l’architettura di Parigi. Legge Camus, lo scrittore che era anche un discreto portiere. Prandelli lo ha scelto come numero 12 per il Mondiale brasiliano. Poi l’infortunio di Buffon e le parate con l’Inghilterra. Venerdì la partita col Costa Rica: Gigi è ancora in dubbio. E allora? Sirigu dorme tranquillo. Gli italiani pure.