“Di chi è la sabbia di San Giovanni di Alghero e quanto è costata?”
Lettera aperta di Wwf, Italia nostra Sardegna e Lipu Sardegna al sindaco di Alghero. Richiesta l´istituzione di un osservatorio sulla gestione della posidonia
Dopo la vagliatura dello stoccaggio decennale di posidonia di San Giovanni effettuata nei mesi scorsi ed il successivo trattamento avvenuto a Quartu Sant’Elena, sono ritornate ad Alghero 800tonnellate di sabbia bianchissima. Ma l’associazione ambientaliste ne vogliono sapere di più. “E’ bene che quell’insostenibile sito sia stato parzialmente bonificato e sia stata recuperata la sabbia contenuta nell’accumulo. Questo dato dimostra, ancora una volta, quanto sarebbe disastroso l’eventuale conferimento in discarica della posidonia. Un particolare merito nel recupero della sabbia va attribuito ai funzionari dell’Ufficio Ecologia del Comune di Alghero, che hanno svolto un complesso lavoro tecnico e autorizzativo concertato con gli Uffici regionali dell’Assessorato all’Ambiente”, si legge in una lettera in una lettera aperta indirizzata al sindaco di Alghero e firmata dal delegato Wwf Italia per la Sardegna Carmelo Spada, dal presidente di Italia nostra Sardegna Graziano Bullegas e dal coordinatore regionale della Lipu Francesco Guillot.
“Tuttavia visto come è stata condotta la vicenda degli accumuli di posidonia negli ultimi dieci anni e quanto accaduto negli ultimi mesi, è legittimo chiedersi quanto è costata ai contribuenti sardi questa operazione e a quale spiaggia appartenga la sabbia riposizionata accanto al molo di sotto-flutto del porto di Alghero. Di certo – proseguono – non appartiene al solo molo di sotto-flutto, dove, peraltro, vige il divieto di balneazione permanente». «Appare chiaro che sarebbe opportuno, previa verifica di valutazione di impatto ambientale, che la sabbia venga restituita anche alle originarie spiagge alle quali è stata sottratta con l’asportazione della posidonia negli anni passati. Risulterebbe un legittimo e “naturale” ripascimento. La cronaca del passato è scritta, mentre oggi a San Giovanni si osserva un cantiere ancora aperto e su quella sabbia bianchissima scorrazzano i cani, entrano persone e anche bagnati incuranti del divieto di balneazione permanente specificato da un apposito cartello. E’ necessario che le Istituzione preposte attivino azioni di prevenzione per impedire la balneazione e l’accesso al cantiere alle persone non autorizzate”.
“Inoltre – si legge ancora- chiediamo al sindaco di Alghero e al dirigente del Settore Ambiente che vengano attuati tutti gli opportuni provvedimenti atti a tutelare questo bene ambientale prezioso, quale è la sabbia, e che vengano resi pubblici i costi complessivi dell’operazione di bonifica del sito e di recupero della sabbia di San Giovanni. E’ auspicabile che tutto questo lavoro non sia lasciato in “balia” dei cani. E’ altresì chiaro che per il futuro si debba fare una gestione oculata della posidonia depositata dal mare sulle spiagge. Gli spostamenti di posidonia che vengono effettuati nel corso della stagione estiva devono essere riposizionati nel successivo periodo autunnale proprio per evitare che si creino situazioni incancrenite come quelle si sono viste a San Giovanni e che permangono a Punta Negra, oltre alla funzione di contenimento dell’erosione”.
I rappresentanti delle tre sigle ambientaliste, sottolineano come il lavoro di bonifica di San Giovanni debba essere completato. Inoltre, tenendo presente una Determinazione comunale del luglio di quest’anno, l’area di San Giovanni risulta interdetta alla balneazione, Wwf, Italia Nostra e Lipu chiedono, «a tutela della salute, che si impedisca, con azioni di prevenzione, ad eventuali sanzioni per coloro che, incuranti dei cartelli di divieto, effettuassero la balneazione e lo stazionamento nell’area che, a tutti gli effetti appare essere un cantiere recitando, seppure vi campeggi un cartello sbiadito dal quale non è più riscontrabile a che titolo l’area sia recintata». Con questa lettera, gli ambientalisti chiedono “informazioni ambientali” e l’accesso civico agli atti amministrativi e le relative delibere di spesa. Infine, Wwf, Italia nostra e Lipu chiedono l’istituzione di un osservatorio comunale sulla gestione della posidonia, in cui possano partecipare cittadini singoli, associazioni e portatori di interesse per verificare le strategie, i metodi e le applicazioni delle scelte di gestione della posidonia.