Diffamazione a mezzo stampa. Il Pdl propone carcere e chiusura dei siti web
Giro di vite per chi diffama a mezzo stampa. Il Pdl, infatti, ha proposto la chiusura fino a tre anni dei siti internet – blog compresi – in caso di mancata cancellazione o rettifica entro 48 di frasi considerate diffamatorie. L’emendamento – presentato da Gianfranco Chiarelli (Pdl) ha ottenuto il parere positivo di Enrico Costa (Pdl), purché riformulato. Al deputato di centrodestra e al co-relatore Walter Verini (Pd) infatti la sanzione dell’oscuramento dei siti è parsa eccessiva. Hanno dunque richiesto una riscrittura della legge che, comunque, prevede sanzioni anche peggiori della chiusura del sito: in caso di recidiva, infatti, o in caso di mancato pagamento della multa (stabilita fino a 5 mila euro) da parte dell’autore del reato si prevede la reclusione fino a 5 anni.
Il testo inizialmente presentato in commissione non prevedeva la pena del carcere e manteneva soltanto le multe. Ma non è tutto, perché un altro emendamento prevede, come pena accessoria, l’interdizione dalla professione giornalistica “per un periodo da uno a cinque anni”. Per quanto riguarda il risarcimento del danno, inoltre, il deputato Pdl Costa vuole alzare la pena fino a 100 mila euro (nel testo base adottato dalla commissione l’entità del danno non patrimoniale non può comunque eccedere la somma di 30.000 euro). Ci sono poi una serie di emendamenti a firma della vice presidente del Pdl, Mariastella Gelmini, che potrebbero essere ribattezzate anti-Facebook o anti-Twitter.
L’ex ministro dell’istruzione infatti medita di modificare l’articolo 594 del codice penale sull’ingiuria inserendo anche la “comunicazione telematica” tra i mezzi attraverso i quali il reato può essere commesso. Nella proposta le pene sono aumentate “qualora l’offesa sia commessa in presenza di più persone”, caso tipico delle piazze virtuali dei social network. L’esame degli emendamenti è comunque sospeso per ora.
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