Due terzi degli italiani contrari alla grande coalizione Pd-Pdl
Un sondaggio del Corriere della Sera realizzato da Renato Mannheimer ha provato a sondare il terreno a una settimana dall’esito delle elezioni, rivelando i presunti umori degli italiani per la situazione di grande instabilità politica che si è venuta a creare. Secondo il campione preso in considerazione dal sondaggista, un terzo degli italiani vedrebbe favorevolmente una grande coalizione formata da Pd e Pdl, uniti per approvare alcune riforme essenziali poi pronti nuovamente ad andare al voto. Ma una percentuale simile vede invece con maggior favore un’alleanza più o meno stabile tra il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle per cercare, in qualche modo, di governare il Paese. Minore consenso trovano invece le proposte di formare un governo tecnico, capeggiato da una personalità esterna alla politica, ma appoggiato dai maggiori partiti e quella di un governo di minoranza del centrosinistra che, di volta in volta, cerchi degli accordi con gli altri partiti per approvare le leggi.
“Naturalmente – spiega Mannheimer – queste diverse soluzioni ottengono differente consenso tra gli elettorati dei vari partiti. In particolare, come era facile aspettarsi, i votanti del centrodestra – e quelli del Pdl in particolare – appoggiano (al 72%) la proposta di un esecutivo di unità nazionale che veda il Pd e il Pdl assieme. Tra l’elettorato del Pd, una maggioranza relativa (40%) appoggia invece l’ipotesi di una alleanza, più o meno organica, tra il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle. Ma una parte non piccola degli elettori del partito di Bersani (27%) preferirebbe invece un governo di minoranza formato principalmente dal loro partito. Si riconferma dunque l’esistenza di una accentuata pluralità di opinioni (se non di una vera e propria frattura) all’interno del Pd. Ma è interessante notare come invece l’ipotesi di un diretto coinvolgimento dei 5 Stelle al governo, attraverso la partecipazione del M5S a un esecutivo col Pd sia, tra le alternative proposte, la preferita da una larga parte (70%) dello stesso elettorato grillino. Ciò potrebbe mostrare un qualche maggior grado di apertura dei votanti per il M5S rispetto al nucleo dei militanti. Si tratta di un fenomeno peraltro evidenziato da Biorcio e Natale nel loro ultimo saggio sul movimento di Grillo ( Politica a 5 stelle , Feltrinelli). Al tempo stesso ciò potrebbe suggerire la possibilità, indicata da alcuni osservatori, che qualche eletto del movimento si possa, al momento della decisione di appoggiare o meno un governo, far convincere dallo ‘scouting’ che Bersani certamente intraprenderà”. Naturalmente la realizzazione di questa ultima ipotesi deve passare per il vaglio di Grillo e Casaleggio che, almeno al momento, sembrano avere altre intenzioni.