E’ giusto discriminare la Saluzzi perché ha presieduto il premio “Giorgio Almirante”?
Fra le curiosità di questa città c’è la affermazione di un consigliere comunale che sostiene che, secondo lui, non era bene attribuire alla Saluzzi la presidenza della Meta anche perché la giornalista, nel 2004, aveva presieduto il premio letterario Giorgio Almirante. Non discuto sul fatto che fosse o no operativamente opportuno attribuire quella carica alla Saluzzi e, per questo aspetto, le opinioni del consigliere mi sembrano, almeno in buona parte, persino condivisibili. Non mi vanno, invece, altre affermazioni che il nostro ha fatto collateralmente. Mi chiedo, in particolare, cosa c’entri che la Saluzzi avesse presieduto il premio “incriminato”. A me era parso di capire che, nella attribuzione degli incarichi, la amministrazione comunale avrebbe dovuto prendere in considerazione le capacità professionali dei soggetti. Voi pochi che leggete questo pezzo, anche a prescindere dal “caso Saluzzi”, ditemi se sbaglio pensando che si debba preferire l’efficienza e le capacità di chi è chiamato a ricoprire un determinato incarico anziché assegnarlo secondo valutazioni o “veti” di ordine ideologico. Questo, d’altra parte , è il vecchio modo di procedere della fallita partitocrazia e stupisce sempre, ma non sorprende (e ormai non sorprende proprio più niente) che tale schema sia accettato da qualcuno che si proclama progressista e, magari, rivoluzionario, ma che, di fatto, si comporta da vecchio reazionario. Venendo al dunque, chiedo anche: è giusto e logico porre all’indice il premio “Giorgio Almirante”? Quel premio non è, forse, intitolato al capo di un partito che per 50 anni ha fatto regolarmente parte del Parlamento della Repubblica? Forse quel partito fu condannato, dichiarato illegittimo e sciolto perché contrario alla Costituzione Repubblicana? Forse i suoi capi furono condannati per ricostituzione del partito fascista o per apologia del fascismo? Forse che i voti dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di quelli provinciali e comunali eletti nelle sue liste furono dichiarati inammissibili quando si approvarono leggi e delibere o quando furono elette le più alte cariche di molti comuni, provincie, regioni, compresi alcuni presidenti della Repubblica? Qualcuno può onestamente e documentatamente sostenere che quei voti furono ritenuti illegittimi e invalidi o che, per lo meno, non furono mai accettati? Esiste una pronuncia della Magistratura che vieti o, perlomeno, sconsigli la attribuzione di cariche pubbliche a chi ha partecipato, a qualsiasi titolo, al premio “Giorgio Almirante”? A questo punto, qualcun altro potrebbe, al contrario, sostenere, con buone ragioni, che le eventuali discriminazioni siano dovute esclusivamente alla ottusa e prepotente faziosità di qualche quaquaraquà? Mi chiedo, infine, e lo chiedo ai miei pochi lettori, se, da una prospettiva politica, un atteggiamento discriminatorio e vessatorio di questo genere sia compatibile con una società democratica, libera e libertaria, aperta, partecipativa e garantista e con gli interessi della nostra città.