E intanto la Sardegna affoga: 54 mila posti di lavoro in meno

Ci diciamo tra di noi, che siamo stanchi, che siamo affossati dai pagamenti, che facciamo fatica a gestire economicamente una quotidianità braccata dall’inflazione, dai rincari, dalle continue tasse che cambiano nome ma che ti svuotano comunque il portafoglio. E siamo sempre più depressi, ci piangiamo addosso, ma non siamo forse così stanchi se poi non riusciamo a cambiare rotta. E la realtà, al di la di poche esercitazioni di carattere pubblico dove si prospetta un futuro migliore sulla base di speranze puntulmente disattese, ecco che spuntano i dati concreti a farci aprire gli occhi. Persi in un anno altri 54mila posti di lavoro,lo denuncia la Cisl. La disperazione ora ha un nome: si chiama disoccupazione. Resta stabile nel mese di luglio a livello nazionale, ferma al 12%, ma su scala regionale sale al 18,6% nel secondo trimestre 2013. In Sardegna il tasso era del 15% nello stesso periodo dell’anno scorso. L’allarme diventa terroristico quando anche dai piani alti della politica scompare quell’ottimismo paventato sin’ora che nasconde in verità scarsa fiducia in una ripresa cosi rapida come invece si erano auspicati. 4 ragazzi su dieci sono disoccupati, almeno nella fascia d’età che va dai 18 ai 24 anni. E due sono le soluzioni: o vengono mantenuti dai genitori, ancor più dalle pensioni dei nonni con la speranza che prima o poi un lavoro (spesso non inquadrato a norma) salti fuori, oppure, i più coraggiosi partono quasi all’avventura in qualche parte d’Europa, alla ricerca di lavori umili ma ben pagati, almeno rispetto al regime di vita che affrontano.

Riportiamo ancora dati Istat: le persone in cerca di occupazione nell’isola sono passate dalle 107mila del secondo trimestre dell’anno scorso alle 127mila dello stesso periodo del 2013. Gli occupati sono invece 552mila. Più in generale, i dati rilevati dall’Istat indicano nel Paese una diminuzione tendenziale degli occupati: oggi 22 milioni e 509 mila. Una cifra che rispetto al mese precedente non cambia ma è in diminuzione dell’1,9% su base annua (-433 mila). Il parere è unanime anche dalla segreteria generale della Cisl regionale,dove il suo rappresentante, Oriana Putzolu, commentando i dati Istat, sottolinea «l’inadeguatezza delle politiche attive per l’occupazione». «La priorità dev’essere data tutto l’anno, estate compresa, a ogni attività utile per trovare modi – anche straordinari – in grado di dare risposte ai sardi». Come però, non l’hanno ancora capito. Ci fa rabbrividire sentir parlare cosi, chi monitora il sistema socio economico dell’isola, perchè rimarcare che siamo quasi tutti senza tetto, è come dire: non siamo in grado di mandare avanti la Sardegna, succubi delle nostre stesse scelte sbagliate. E a sentire ancora la segretaria dobbiamo davvero riflettere: «E’ semplicemente drammatico constatare che il tasso di occupazione nella popolazione tra i 15 e i 64 anni è pari al 48,3% – sostiene ancora – Perché ciò vuol dire qualcosa di estremamente inquietante: e cioè che in questa fascia d’età oggi in Sardegna lavora meno di un persona su due». “Ci si trova di fronte-continua- a un dato che non tiene conto dei lavoratori coperti da ammortizzatori sociali, quindi ancora a carico delle aziende ma di fatto sospesi, fuori da ogni processo produttivo, senza che sappiano quali siano realmente le possibilità di rientro». Più catastrofico di così, il panorama lavorativo dei sardi, non lo potevamo illustrare.

3 Settembre 2013