Editori sardi assenti dal Salone internazionale del libro. La proposta dell’Aes
l’AES supera le polemiche e rilancia con la proposta di un quaderno delle buone prassi e delle azioni positive
L’assenza degli editori sardi al XXVII Salone Internazionale del Libro di Torino potrebbe essere chiosata dai maligni parafrasando il detto «I cimiteri sono pieni di persone che si ritenevano indispensabili». E i buoni d’animo, sempre tanti e in maggiore misura, potrebbero rispondere: «tutti utili, nessuno [ma proprio nessuno!] indispensabile». Di fatto, è possibile che in un’area espositiva di 65.000 metri quadri si sia percepito il vuoto lasciato dalla Regione Sardegna e/o dall’AES in misura direttamente proporzionale al favore riscosso da altri partecipanti? È molto probabile, se l’organizzazione ha atteso e sperato sino alla fine che così fosse. È invece senz’altro evidente che l’assenza, sia diretta che in forma organizzata, degli editori sardi a Torino è un dato storico e di prevalente connotazione simbolica, e che il danno di questa in- esperienza non si possa misurare in termini quantitativi – giacché non si è mai trattato, a Torino, di far prevalere il profitto sulla partecipazione – ma del valore aggiunto che l’immagine della Sardegna esprime oggettivamente anche attraverso l’esperienza di rete, da molti imitata, delle imprese editoriali locali; se, così facendo, l’AES ha per esempio favorito l’inserimento di alcuni editori associati (Carlo Delfino editore, CUEC editrice) allo spazio Officina. Editoria di progetto, mediante la collaborazione con FIDARE (Federazione Italiana Editori Indipendenti).
Erano senz’altro presenti numerose regioni d’Italia (dalla Regione Piemonte alla Regione Sicilia, passando per il Friuli, l’Umbria, le Marche, la Puglia e la Calabria), a significare che l’esempio della Sardegna è stato seguito, così come è capitato alla legge 22 del 1998 sul sistema integrato dell’editoria e della informazione, oggi ripresa da analoghe leggi regionali (Trentino, Piemonte, Lazio, Puglia) secondo un processo in corso dal 2008 al 2013. Segno che anche fuori della Sardegna si ritiene giusto investire in cultura e in editoria regionale indipendente, fattori di crescita ritenuti omologhi. Da questa mancata esperienza l’AES ha voluto comunque trarre spunto per superare costruttivamente uno stato di imbarazzante impasse, proponendosi di realizzare un “Quaderno delle azioni positive e delle buone prassi”, uno strumento di analisi e confronto utile alle Istituzioni e agli addetti ai lavori. I temi del quaderno, che verranno presentati nell’ambito di una tavola rotonda ad hoc, si sviluppano intorno a tre assi portanti: le leggi e le proposte di leggi regionali create a sostegno e sviluppo dell’editoria e dell’informazione locale [con approfondimenti sulla bibliodiversità quale premessa fondativa della specialità editoriale sarda, e sul ruolo che gli intellettuali esercitano nel definirne il valore]; Sardegna in classe [dedicato in gran parte alla diffusione del libro, alla promozione della lettura e all’introduzione della lingua e cultura sarda nelle scuole]; Magazzini equidistanti [rivolto all’analisi dei meccanismi della distribuzione e alla rintracciabilità delle produzioni locali in Sardegna e all’infuori dell’isola]. Il quaderno, ricco di spunti e prospettive, vuole favorire quel clima di dialogo aperto e franco che si spera possa aver luogo all’interno del tavolo tecnico-istituzionale richiesto dall’AES alla Regione Sardegna. Frutto di un lavoro a più mani, vedrà la luce entro il mese di giugno.