Emanuele Rotondo, bandiera degli anni Novanta della Dinamo Sassari
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Se qualcuno negli anni Novanta avesse previsto una Dinamo Sassari così competitiva, in lotta sia per traguardi europei che in campionato e in Coppa Italia, anche se è andata male, probabilmente sarebbe stato tacciato di non capire più di tanto di pallacanestro. Eppure, c’era qualcuno che ci credeva: si tratta di Emanuele Rotondo, playmaker che è diventata l’anima della Sassari degli anni Novanta.
Chi se lo sarebbe aspettato che Sassari sarebbe diventata una squadra così forte? Adesso è in lotta per il campionato e le sue avversarie principali, ovvero Milano, Virtus Bologna, Venezia e Brindisi, dovranno sudare le classiche sette camicie pur di avere la meglio. Anche gli appassionati di scommesse sono affascinati da questa lotta per lo scudetto e ci sono diverse piattaforme su cui provare a piazzare una puntata. Su Casinoonlineprova.com si potranno scoprire tutti i migliori casinò online del 2020, in maniera tale da essere indirizzati verso la scelta migliore possibile in base al gioco su cui intendete puntare. In queste piattaforme, infatti, non ci sono solamente le scommesse sportive, ma anche tanti altri giochi famosi d’azzardo, come ad esempio blackjack, poker, slot machine e roulette.
L’exploit di Rotondo con l’arrivo in panchina di Marcello Perazzetti
Giocare nella squadra della propria città: per uno sportivo non c’è probabilmente cosa più bella che poter rappresentare i propri colori e dare tutta per il team per cui si fa il tifo fin da piccoli. Ed è esattamente quello che è successo anche a Emanuele Rotondo, che è nato in quel di Sassari il 26 novembre 1975 e, in men che non si dica, è passato alle giovanili della Dinamo, dopo una breve parentesi con il Sant’Orsola.
Emanuele ci mette davvero pochissimo a conquistarsi una chance per allenarsi e giocare con la prima squadra, a quell’epoca allenata da Zare Markovski. Nel momento in cui c’è un cambio in panchina e ad allenare la Dinamo arriva Marcello Perazzetti, ecco Rotondo ha tutte le carte in regola per prendere il posto in quintetto di Federico Casarin, capitano nonché suo importante amico.
Nella seconda metà degli anni Novanta, arriva il periodo d’oro per Rotondo. È al suo apice sia a livello cestistico che fisico. La potenza dal punto di vista fisico è impressionante e in penetrazione riesce ogni volta a tagliare in due le difese avversarie, come se fosse un coltello che si infila nel burro.
Un altro punto di forza di Rotondo è stato senz’altro quello di riuscire a orchestrare alla grande la transizione. Aveva fiato e capacità fisiche tali per cui ogni contropiede era una minaccia per la squadra avversaria, con la capacità sia di terminare a canestro che di servire i compagni in angolo.
Oltre che playmaker, Emanuele Rotondo diventa un vero e proprio scorer con il passare del tempo. È il go-to-guy della squadra e su di lui piomba anche la Nazionale italiano, con le prime convocazioni. Non è un caso se la maggior parte degli addetti ai lavori lo reputa il miglior italiano di tutta la Serie A2.
L’offerta di Varese rifiutata
Ed è abbastanza facile intuire come anche l’interesse di alcune squadre al piano di sopra comincia a farsi sempre più insistente e concreto. Una di queste è sicuramente la Pallacanestro Varese che, dopo aver perso Andrea Meneghin, lo vuole portare in Lombardia e mette sul piatto un contratto triennale che è davvero difficile da rifiutare.
Emanuele è chiaramente allettato e tentato da quella proposta, dal momento che andrebbe non solo a guadagnare di più, ma anche a giocare ad un livello superiore. Giorni di riflessione e di pensieri, ma alla fine fa la sua scelta e rifiuta l’offerta di Varese. Lui vuole rimanere a Sassari, perché la Dinamo è casa sua e non vuole abbandonare questi colori che ha nel cuore.