Enrico Daga: colate di cemento stile bunker antiatomico per la Piazza della Juharia

Delusione e perplessità sono i sentimenti che, più di altri, ho provato nel vedere la tanto attesa apertura della porta a mare e della nuova piazza dedicata alla Juharia. Delusione per il forte impatto del tunnel che unisce la piazza con la porta a mare, realizzato in cemento armato a vista, quasi a sfregio delle mura medievali che caratterizzano la nostra “muraglia”, e per la ridotta accessibilità dello stesso dovuta all’assenza dello scivolo per i diversamente abili, e non solo. Non è nelle mie competenze entrare nel merito dei motivi tecnici che hanno determinato tali scelte, ma è mio dovere di cittadino e di consigliere comunale esprimere tutte le mie perplessità sui lavori di recupero effettuati in quell’area. Per il valore storico e architettonico e per le alte aspettative dovute anche alla presenza della facoltà di Architettura, nostro fiore all’occhiello, dalla quale mi sarei aspettato una presa di posizione forte sulla qualità che i lavori avrebbero dovuto avere, il risultato è fortemente deludente. Proprio dove avrà sede il centro di formazione dei futuri architetti, laddove risiede scienza e competenza in materia, assistiamo ad un intervento di recupero e valorizzazione del patrimonio immobiliare storico e architettonico che suscita non poche perplessità.

Mi aspettavo un “inno” alla bellezza, un esempio da imitare, da seguire; una “firma” del nostro saper fare. Invece ci troviamo accerchiati da una scala stile industriale e un tunnel stile bunker anti atomico per normo dotati. Il tutto “perfettamente” incastonato tra mura antiche e una storia secolare da tutelare. Mi domando, alla luce delle difficoltà che un semplice cittadino incontra quando si accinge a effettuare piccoli lavori di ristrutturazione delle proprie abitazioni, o attività commerciali ubicate nel centro storico che, come ben sappiamo, è necessario affrontare per tutti i vincoli di tutela imposti dalla legge e dai pareri della sovraintendenza ai beni storici e architettonici, come tutto questo sia stato possibile. Inoltre, come è stato possibile coprire con una colata di cemento – così come appreso nel corso del convegno in occasione dell’inaugurazione della piazza della juharia – gli scavi archeologici sui ritrovamenti della presenza ebraica ad Alghero, senza preoccuparsi di tutelare una parte di storia della nostra città?

25 Settembre 2013