Eolico: la Sardegna si ribelli
Meloni, ex consigliere regionale: La giunta regionale, col presidente Pigliaru in testa, promuova un Piano energetico regionale che tenga conto delle più elementari regole del buon senso,la cui applicazione favorisca un’amministrazione trasparente
Lo scorso 17 giugno la giunta regionale ha autorizzato la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica in località “BaddeTrippidda”, nel territorio del Comune di Sassari. La delibera di giunta concede la messa in opera di quattro aereogeneratori di 200 metri di altezza massima. Queste nuove torri si aggiungeranno a quelle che già esistono e operano nello stesso territorio, in quella parte di Nurra compresa fra Campanedda e Porto Torres, compromettendo ulteriormente il suo valore ambientale, paesaggistico e agricolo. Il provvedimento della giunta regionale prevede ovviamente tutte le autorizzazioni accessorie, dalla viabilità al piazzale di servizio per le reti elettriche, dalla stazione di consegna alla rete alla realizzazione di un elettrodotto interrato di cinque chilometri, che connetterà la cabina di consegna alla R.T.N. in corrispondenza di «una nuova stazione elettrica di trasformazione/smistamento, la cui autorizzazione e realizzazione sono a carico di altra società proponente di un’altra iniziativa analoga, il cui progetto ha ottenuto il giudizio di compatibilità ambientale positivo», per citare testualmente la delibera approvata dall’esecutivo sardo. Insomma, si autorizzano quattro nuove pale e si fa riferimento esplicito a un altro intervento, non si capisce di quale portata, che ha già ottenuto le necessarie concessioni ed è prossimo alla realizzazione.
A questo punto diventa lecito chiedersi cosa possa accadere nel giro di pochi anni, quante altre richieste di autorizzazione si trovino già sui tavoli degli uffici competenti e quante siano le domande già approvate e che attendono solo di essere realizzate, senza che il territorio ne sia minimamente informato o possa avere voce in capitolo. Ciò che non emerge esplicitamente ma che desta fortissima preoccupazione è che l’intero iter amministrativo previsto per un’autorizzazione di questo genere – benché lungo e complesso, a iniziare dal fatto che coinvolge Comuni, Province, Regioni e Ministero dell’Ambiente – se tutte le prescrizioni vengono rispettate prevede un solo ineluttabile esito: la concessione dell’autorizzazione stessa. Non esiste, in pratica, la possibilità concreta di porre un limite al proliferare di pale eoliche senza incorrere in ricorsi, denunce e richieste di risarcimento danni. Tanto per tornare al caso specifico, non esiste alcuna possibilità di tenere contro del fatto che il soggetto proponente è la società Fera, che risulta coinvolta nelle inchieste “Eolo” e “Galemiii” della DDA di Palermo,con il sospetto di essere “sponsorizzata da Cosa Nostra”. Pare questa l’ennesima dimostrazione che la Sardegna e ogni suo bene ambientale, a iniziare dal vento, leggi alla mano restano in balìa di società avulse dal contesto sociale, economico e culturale isolano, restano impotenti di fronte all’assalto di aziende il cui unico fine è quello di sfruttare le sovvenzioni per il settore eolico, che nel nostro Paese sono tra le più alte al mondo. I nostri territori sono disseminati di gigantesche torri eoliche che producono più energia di quanta ne immettono in rete, generando un surplus che viene disperso.Il tema dell’eolico in Sardegna, e più in generale quello sulle energie alternative, ha mobilitato negli ultimi anni diversi settori della società sarda, dai politici agli amministratori, dalle associazioni ambientaliste ai semplici cittadini, fino ad arrivare ai magistrati.
Per la Sardegna si tratta di fare definitivamente una scelta coraggiosa, anche a costo di contrapporsi con interessi enormi e modi contrapposti di valutare le cose. Ferma restando – fino a prova contraria – la buona fede e l’onestà intellettuale di tutti, ritengo ormai improcrastinabile la necessità di colmare l’attuale, palese, vuoto normativo. La giunta regionale, col presidente Pigliaru in testa, promuova un Piano energetico regionale che tenga conto delle più elementari regole del buon senso,la cui applicazione favorisca un’amministrazione trasparente, che non può essere disgiunta dalla necessità di salvaguardare il consumo del territorio. Occorre fissare un limite che tenga conto dei costi e dei benefici che deve sopportare la comunità,senza badare agli esclusivi interessi di pochi. In una Regione poco energivora come la nostra, occorre essere certi che ogni kw prodotto da fonti pulite sia utile e necessario e che a esso corrisponda un kw in meno prodotto da fonti inquinanti. Bisogna avere la certezza, in definitiva, che a ogni intervento ammesso dal Piano regionale corrispondano benefici certi per tutti, con buona pace delle lobbies più o meno legali e di chiunque abbia il solo scopo di speculare ai danni di un territorio e di una popolazione che meritano ben altre attenzioni.