Facebook, la Polizia non può spiare i nostri profili senza mandato. Oppure sì?
La Polizia avrebbe libero accesso, in qualsiasi momento e senza alcun bisogno di autorizzazione da parte della Magistratura, a tutti i nostri dati presenti su Facebook. Quella che sembrava una bufala che circola in rete da mesi, secondo il settimanale Panorama, conterrebbe al suo interno una parte della verità.
Ma andiamo con ordine. Secondo il regolamento di Facebook,”per obbligare Facebook a rivelare dati essenziali sui propri utenti, tra cui nomi, data di registrazione, dati di carte di credito, indirizzi e-mail e, se disponibile, un indirizzo IP da cui è stato effettuato l’accesso di recente, è necessario che venga emesso un mandato di comparizione valido nell’ambito di un’indagine ufficiale [(ai sensi del Titolo 18 U.S.C., Articolo 2703(c);”. Per altri tipi di informazioni è necessaria un’ingiunzione del Tribunale, così come per avere accesso alle conversazioni private è necessario un mandato di perquisizione.
Nulla di nuovo quindi, eppure dopo l’attacco di Anonymous alla Polizia Postale, sarebbe spuntato un documento nel quale si sostiene che ogni agente in forze alla Polizia avrebbe libero accesso ai dati sulla piattaforma. Un link presente su Facebook (sconosciuto alla stragrande maggioranza degli utenti) infatti metterebbe in discussione quanto affermato nelle linee guida del social network. L’indirizzo sospetto è www.facebook.com/records, un link chiaramente interno alla piattaforma, dove campeggia a caratteri cubitali la scritta “Request Secure Access to the Law Enforcement Online Request System”. All’interno della pagina è specificato che, se si è un agente autorizzato della Polizia, è possibile raccogliere elementi di prova in relazione ad un’indagine ufficiale, con tanto di voce da spuntare “I am an authorized law enforcement agent and this is an official request”.
Se quanto affermato nella policy di Facebook è vero, a cosa servirebbe questa pagina? Secondo Panorama, una volta accreditati, sarebbe possibile accedere al sistema di richiesta di informazioni, con il libero accesso a tutti i nostri dati. Naturalmente, in caso di utilizzo non autorizzato, si incorrerebbe in sanzioni penali (e probabilmente sarà necessaria qualche prova in più di una semplice “autocertificazione”), ma la presenza stessa della pagina solleva non pochi, inquietanti interrogativi.
Tratto da www.fanpage.it ©