Flop stagione turistica 2013
“Un lamento greco che non viene ascoltato”. Lo chiama cosi il presidente di Federalberghi Giorgio Maccioccu, intervenendo sui continui richiami in merito al crollo del turismo in Sardegna. La domanda da porsi, sostiene Maccioccu, in virtù delle analisi dei dati forniti qualche giorno fa dalla Facoltà di architettura, che confermano le previsioni già ampiamente palesate in più fronti istituzionali, è questa: vogliamo o non vogliamo fare turismo seriamente? Nell’isola si prospetta un futuro, specchio del presente, fatto di disoccupazione e cassaintegrazione, quando sarebbe stato auspicabile correre ai ripari già in precedenza ( visto che la situazione si aggrava da 5 anni a questa parte), sfruttando ampiamente quelle che sono le economie produttive che possono trasformarsi in ottimi veicoli di informazione, condivisione e identità cultural,i da prospettare a chi viene nell’isola.
“La Regione sta facendo mutuo soccorso alle aziende decotte ma non sostiene con convinzione il turismo, l’unico settore che a breve termine puo’ creare importanti ricadute in termini di occupazione, redditi e rilancio dell’economia locale”, sostiene Carlo Amaduzzi, presidente regionale di Asso Hotel. Amaduzzi spiega che ”il turismo e l’agricoltura sono gli unici comparti che non possono delocalizzare le attivita’ imprenditoriali: cio’ comporta che i soldi erogati dalla Regione e dagli Enti locali abbiano effettive ricadute nei rispettivi territori, e non vengano dirottati altrove come invece e’ accaduto nell’industria, in particolare con le multinazionali che hanno lasciato le cattedrali nel deserto perche’ attratte da Paesi dove il costo del lavoro e’ inferiore”. E le critiche, non sono mai abbastanza quando il sistema non funziona, poichè l’obbiettivo è solo quello di risvegliare le coscienze e riformulare da capo il progetto Sardegna. Lo stesso Maccioccu, che in verità plaude alle iniziative imperenditoriali legate ad esempio alla Flotta Gallura, che propone pacchetti con un risparmio del 25% sul costo della navigazione o alle innumerevoli relationship instaurate con le agenzie e i tour operator stranieri che propongono pacchetti di soggiorno con uno sconto anche del 50% a seconda del periodo di pernottamento, sottolinea come questi sforzi privati non possono però risolvere il problema che c’è a monte.
“Sono le istituzioni – continua Maccioccu- che devono sostenere gli oneri sociali delle aziende che spesso non riescono a sostenere la pressione fiscale e non hanno a fine bilancio la possibilità nemmeno di intervenire sul rinnovamento della propria attività, figuriamoci se riescono ad intervenire sul territorio”. Riprendiamo per un attimo i dati forniti da Amaduzzi che rivela: ”Su 80 strutture della sola Ogliastra, tanto per citare un esempio, 10 figurano nel bollettino delle aziende messe in vendita all’asta nell’ultimo anno. Come se non bastasse, quest’anno gli alberghi in Sardegna hanno pagato mediamente 500 euro di Imu a stanza: una pressione fiscale irragionevole e intollerabile. Chiediamo- conclude- un provvedimento mirato: che sia la ‘Lunga estate’ oppure un altro, l’importante e’ intervenire. E farlo subito”.