“Forte ed incisiva emigrazione dal nostro paese”
L'opinione di Uccio Piras
Gli emigrati sono sempre di più, in fuga 6 milioni di italiani. In appena 12 mesi sono stati registrati 100 mila nuovi connazionali all’estero ma sulle stime pesa anche la disinvoltura sulla concessione della cittadinanza. I dati dell’AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, dicono che il numero degli emigrati è vicino ai 6 milioni. I dati sono quelli registrati dalla fine del 2022, quando è apparso evidente l’afflusso aumento del flusso migratorio dell’Italia con 100 mila unità che si sono aggiunte al computo totale in appena 12 mesi. Sullo sfondo, tuttavia resta la difficoltà di mettere a fuoco stime precise per via di dati incompleti o falsati che vanificano la precisione di una fotografia che, invece, dovrebbe essere nitida.
L’identikit degli emigrati. Sui dati prettamente demografici, le differenze tra chi parte e chi resta non sono sostanziali. L’età media degli emigrati, ad esempio, è anagraficamente vicina a quella di chi continua a vivere in Italia: 43 anni per chi ha lasciato il suo paese natale, 46 per chi è rimasto all’interno dei confini nazionali. C’è una distanza maggiore, invece, quando si parla di tasso di natalità. Anche se non nel senso che si potrebbe immaginare. Infatti, sono lontani i tempi in cui gli italiani all’estero costruivano famiglie numerose. Secondo i dati registrati alla fine del 2023, il tasso di natalità per gli italiani all’estero era del 4,3% raggiungeva il 5,5% tra gli emigrati che vivono in Europa, mentre si fermava al 2,5% in America latina. Nello stesso periodo, il valore registrato in Italia era del 6,7%. C’è una chiave di lettura che potrebbe spiegare la discrepanza dei dati: nel rapporto dell’Istat si legge che “può essere stata determinata da una diversa propensione ed interesse a registrare l’evento ma anche da comportamenti opportunistici a dichiarare le nascite da parte dei genitori. Può ad esempio accadere che l’iscrizione avvenga solo quando si determini una specifica necessità, come disporre di un passaporto italiano, anche solo per un viaggio”.
Ricordiamoci tra l’altro che per ottenere la nazionalità non sono previsti test linguistici o culturali. Allo stesso modo risulta strana la differenza registrata nel tasso di mortalità, decisamente più marcata: tra gli italiani all’estero è infatti appena dell’1,4% sale al 2,2% in Europa e scende allo 0,4% in America latina contro un valore del 12,1% in Italia. I dubbi sulla precisione delle analisi statistiche sono amplificati dai dati sulla natalità e sul tasso di mortalità. Tirando le somme una differenza di 8,6 volte che secondo l’Istat, potrebbe essere attribuita anche al fatto “che parte degli eventi di decesso non vengano comunicati alle autorità italiane, non avendo più gli emigrati o i loro discendenti rapporti con il paese di origine”. Bisogna sapere che non sono previsti test sulla conoscenza della lingua e nemmeno quelli relativi alla cultura nazionale. Il maggior numero di acquisizioni di “italiani residenti all’estero” è concentrato in paesi in cui i flussi migratori dal bel paese sono ormai un ricordo remoto.
L’esempio lo forniscono i dati con le 924.000 acquisizioni della cittadinanza italiana in Argentina, seguita dalla Germania (822.000) e dalla Svizzera (637.000) con il Brasile che segue con 563.000 nuovi italiani. In classifica anche più di 100 mila italiani nati in Uruguay e Venezuela. Nei primi posti mancano gli USA!!! I cui cittadini non hanno bisogno del passaporto italiano per spostarsi nel mondo. Dunque, per finire, i numeri relativi (ISTAT e AIRE) agli italiani all’estero sono spesso figli di letture improbabili destinate a complicare la vita politica ed economica del paese d’origine!