I geologi sardi lanciano l’allarme: «280 kmq di territorio a rischio inondazione»
In più «l'80% dei comuni sardi ha almeno una porzione del suo territorio ad elevato rischio idrogeologico».
«Non tutti i Comuni della Sardegna sono dotati di Piani di emergenza, strumento essenziale per la prevenzione dei rischi, e addirittura solo il 50% dei Comuni ha un Piano rischio idrogeologico»· Così il presidente dell’Ordine dei geologi sardi, Davide Boneddu, a un anno dal ciclone Cleopatra. «In Sardegna – spiega – oltre 300 sono i ponti stradali che in caso di eventi meteorologici intensi potrebbero essere causa di inondazioni, mentre 128 le aree urbanizzate costruite in fasce di pertinenza fluviale, ancora numerose le strutture fognarie insufficienti e le opere di difesa del suolo non efficienti o non correttamente manutenute».
In più «l’80% dei comuni sardi ha almeno una porzione del suo territorio ad elevato rischio idrogeologico. Sono 280 i kmq di territorio che presentano superfici a pericolosità di inondazione, ed a cui vanno aggiunte le superfici non comprese e indicate dal Piano stralcio delle Fasce Fluviali, 1523 i fenomeni franosi censiti che ricoprono una superficie complessiva di circa 1471 kmq, pari a circa il 10% del territorio sardo».
Il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano, ricorda che ogni anno “queste calamità naturali costano all’Italia lo 0,2% del Pil annuo e ne usciremo solo attraverso la crescita della consapevolezza dei cittadini ed il formarsi di una coscienza sociale. Si tratta di un processo culturale, per questo dunque piuttosto lungo”. “I Comuni sono stati lasciati soli” accusa il sindaco di Posada, Roberto Tola. Al vertice sono stati invitati per il Consiglio nazionale dei geologi il vicepresidente Vittorio Doriano, la Presidenza della Giunta Regionale con il direttore del Dipartimento di Protezione Civile Graziano Nudda, i parlamentari e gli europarlamentari sardi.
Foto d’archivio.