Giacomo Serreli racconta a Sa Mandra la sua esperienza radiofonica
L'autore del libro chiacchiererà con il giornalista Francesco Pinna della sua opera "Dropout Music: Itinerari per il mondo di un dj radiofonico"
Dopo la pausa estiva ritorna Narami, il contenitore culturale di Sa Mandra, e toccherà a Giacomo Serreli, il 29 ottobre alle ore 18.00, inaugurare il calendario autunnale dei rodati incontri mensili. La
serata sarà tutta all’insegna della musica. Il pretesto è dato dalla presentazione di Dropout Music, l’ultima fatica libraria di Serreli. L’autore è di professione giornalista e non ha mai celato la sua grande passione per la musica. Era l’ottobre del 1975, quando un giovane Serreli iniziò la sua avventura di dj in modulazione di frequenza su una radio libera di Cagliari, Radio Brasilia, e “Dropout music” fu la sua prima trasmissione radiofonica. Fu poi la volta di Radiolina, il salto a Videolina fu quasi automatico, venne la Rai, il giornalismo, lo sport: il basket e la grande esperienza come mezzobusto in tv a raccontare la Sardegna.
È meticoloso Giacomo Serreli, sfogliare il suo libro è condividere passioni, sentire suoni, il groove di una “musica ribelle” che ha fatto la storia della musica e della radio. Sorprendenti sono le scalette delle prime trasmissioni: si passa dal rock dei Rolling Stones, a Janis Joplin, ai Velvet Underground, ai Doors; mitiche formazioni che ancora oggi graffiano l’etere con i loro indimenticati riff. C’è posto anche per Donovan, Bob Dylan, Leonard Coen, i Beatles, i Pink Floyd, i Soft Machine e tanta tanta dropout music. Non solo intrattenimento, ma anche studi, approfondimenti, fanno intrecciare rapporti con il progressive, con la world music, con il jazz, con l’impegno degli Stormy Six, di Claudio Rocchi, indimenticato cantautore e amico. Ricco e poderoso è anche il capitolo dedicato alla Sardegna, alle sue radici musicali e al loro riverbero nella contemporaneità.
Si preannuncia una serata densa, perché a solleticare l’autore ci sarà Francesco Pinna, anche lui giornalista, figlio e diretto artefice di quell’epoca: gli anni Settanta in cui il monopolio RAI fu eroso dal propagarsi in modulazione di frequenza delle così dette Radio Libere. Era sufficiente una soffitta, uno scantinato, non era importante l’attrezzatura tecnica, era importante esserci, comunicare, raccontare l’impegno e soprattutto, far conoscere altri tipi di musica, che echeggia nell’etere e si impossessa della mente come un ritornello: “Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ti parla direttamente, e se un radio è libera, ma libera veramente, mi piace ancor di più perché libera la mente”. Eugenio Finardi docet. Prenotazione obbligatoria fino esaurimento posti: 3209687641. [email protected]