Guerra nel 118, medici contro il responsabile sanitario
Della questione si è interessata anche la commissione regionale Sanità che ieri pomeriggio ha voluto sentire il personale in rivolta. «Non riusciamo più a lavorare serenamente – hanno spiegato i medici – siamo sottoposti a una situazione di disagio e stress intollerabile. Il direttore è più preoccupato del nostro contratto, del versante amministrativo e dei nostri orari di lavoro piuttosto che dell’aspetto sanitario, che dovrebbe invece essere la sua priorità». Lo scontro, in primo luogo, è sui turni di lavoro. “Ci tratta come se fossimo dei suoi dipendenti, ma noi lavoriamo in regime di convenzione, facciamo riferimento all’Asl. E non siamo i suoi soldatini da muovere a comando”. Secondo i medici i turni di 12 ore consecutive imposti sono impossibili da sostenere: “Ne va della nostra prestazione”. Loro vorrebbero due turni giornalieri (8-14 e 20-8), inframezzati da sei ore di riposo.
Proposta che la direzione respinge, perché, a detta dei responsabili, in contrasto con le disposizioni dell’assessorato regionale alla Sanità, che prevede un minimo di 12 ore di pausa tra un turno e il successivo. Quindi dirigenza e personale in convenzione, da diverso tempo, hanno posizioni distanti e ognuno continua ad andare dritto per la propria strada. I medici sostengono che, in quanto convenzionati e non dipendenti, dovrebbero avere la facoltà di organizzarsi la settimana lavorativa. D’altro canto la direzione, in quanto responsabile del servizio, sostiene di dover gestire le risorse disponibili secondo la propria logica di efficienza. Non c’è punto di incontro: finisce che diversi medici non rispettano l’organizzazione dei turni e la dirigenza risponde con provvedimenti disciplinari. C’è stato anche un passaggio dal giudice del lavoro. Il responsabile del 118 ha chiesto un provvedimento di urgenza nei confronti dei medici, ma il magistrato ha ritenuto più opportuno che la vertenza procedesse per via ordinaria. Sarà una commissione disciplinare e poi un tribunale a decidere.
Nel frattempo, una volta scoperchiato il pentolone, nell’audizione di ieri a Cagliari è venuto fuori di tutto. I medici si sono lamentati di corsi di aggiornamento inutili e sempre uguali. Hanno evidenziato i costi eccessivi del servizio ambulanze, che continua ad essere esternalizzato alla cooperativa Seriana, con un aggravio di spesa di 296mila euro in più all’anno rispetto a una gestione diretta e interna del servizio. E infine la dotazione farmacologica dei mezzi di soccorso: 3 antiaggreganti al posto della solita aspirina utilizzata di norma dagli altri 118. «Nulla di strano, se non fosse per il fatto che il costo degli altri due medicinali è di 1560 euro a confezione», aveva dichiarato Capelli. Nelle prossime settimane anche il responsabile Piero Delogu verrà sentito dalla commissione Sanità. Ha già risposto al consigliere Capelli, dopo l’attacco in Consiglio regionale.
Le sue argomentazioni saranno queste: il 118 del nord Sardegna è considerato il nono miglior servizio tra i 144 presenti in Italia. Le 12 ore di pausa tra un turno e l’altro è una direttiva dell’Assessorato regionale e va rispettata. E per quanto riguarda l’esternalizzazione del servizio ambulanze secondo la direzione comporta sicuramente un risparmio di costi. Conti alla mano, solo assumendo 27 autisti l’Asl spenderebbe all’anno non meno di 947mila euro. Più le spese dei mezzi, del carburante e delle divise. Quanto ai farmaci utilizzati a bordo, i costi sono di poche centinaria di euro, e si tratta di un protocollo obbligatorio approvato dai direttori generali delle Asl.
Nella foto: Piero Delogu